Dopo la notizia del cambio di presidenza della cantina La Vis Sca, tra Roberto Giacomoni e Vittorio Brugnara, e nell’attesa che la realtà lavisiana dichiari ufficialmente il suo piano strategico anti-Pedron, l’unica cosa certa è l’ingente perdita di posti di lavoro. A dirlo è il sindacalista Stefano Montani di Flai Cgil, che nel spiegare le preoccupazioni occupazionali, svela anche l’attuale stato di fatto delle cose, diviso ancora in due ipotesi: «Se La Vis rigetta il Piano Pedron, la proposta che la cantina farà è quella di installare una nuova linea di produzione a La Vis, dove far convogliare l’attività di Casa Girelli. In questo caso, prevediamo che degli attuali settanta dipendenti di viale Verona, ne potranno restare impiegati non più di sette». Peggio ancora se, invece, la cantina decidesse di accettare le proposte strategiche di Emilio Pedron, il consulente assoldato dalla Federazione delle coopertive del Trentino per dare nuova linfa al sistema vinicolo locale: «In questo caso – spiega il sindacalista – le prospettive di assunzione sono pochissime. Trovo impensabile che Cavit assuma personale di Casa Girelli: per questo la nostra preoccupazione è altissima ed il livello di guardia è elevato. Il fatto è che di prospettive, noi, non ne vediamo». Il Piano Pedron prevede infatti per La Vis che rientri nel ruolo di cantina sociale di primo grado, dismettendo tutti i suoi investimenti: Cesarini Sforza ceduta a Cavit assieme a Casa Girelli (con cessione dell’area di viale Verona, di cui attendono con ansia la conversione da industriale a residenziale), le tenute in toscana messe in vendita. La richiesta, da parte dei sindacati e dei dipendenti, è una sola: «Massima chiarezza, quella che ora non c’è». E se il direttore della cantina Fausto Peratoner aveva annunciato più volte ai suoi dipendenti che il loro contro-piano sarebbe arrivato entro la fine di giugno, questo sembra poco probabile visto che dopo un primo incontro interlocutorio tra La Vis, l’assessore Tiziano Mellarini ed i sindacati, avvenuto a metà giugno, il secondo appuntamento per ulteriori chiarimenti è slittato dalla settimana prossima a luglio. Insomma, i tempi si allungano e lo stato d’animo in Casa Girelli cola sempre più a picco. «A fine 2010 – racconta Montani – scadono i contatti di molti clienti di Casa Girelli e la produzione già oggi sta calando vertiginosamente. Non vorremmo che La Vis avesse in mente di temporeggiare fino alla fine dell’anno e poi mandare tutti a casa su due piedi». Ma le antenne dei sindacalisti sono alzate anche per quanto riguarda le mele, comparto rientrato in La Vis con la fusione con il consorzio 5 Comuni: «Una parte del conferito viene lavorato nel magazzino lavisiano, un’altra parte ad Aldeno ed a Valli del Sarca. A Lavis, però, servono investimenti nella struttura. Il rischio è che chi conferisce oggi a loro, domani guardi da qualche altra parte, ad esempio a Mezzacorona». L’ultima annotazione riguarda un’enigmatica dichiarazione del presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai: «Il Piano Pedron non esiste e noi stanzieremo quanto necessario per supportare il sistema vinicolo trentino». Pedron, invece, prevedeva un salvataggio del comparto senza contributi pubblici.
(mio articolo del Corriere del Trentino di oggi)