Il mercato 2009 della grappa in Italia

La produzione nel 2009 è stat di 11 milioni di litri anidri, di cui 1,9 destinati all’esportazione. La Germania è il primo mercato di sbocco tra gli “stranieri” con il 64% del totale delle esportazioni, seguita da Svizzera e Austria. La preferenza è per il prodotto “in bottiglia”, ma 1/3 degli importatori acquista anche il prodotto “sfuso”, generalmente da “tagliare” con acqueviti locali Per qualcuno si chiama Marc o Eau de Vie, per altri Grapa, Aguardente, Raki o brännvin. “Proprio per difendere l’immagine del nostro distillato sul mercato mondiale chiediamo tutela – ha commentato Cesare Mazzetti, Presidente di ING – perché in alcuni paesi nei quali esportiamo abbiamo riscontrato una tendenza a “tagliare” il prodotto: la chiamano grappa ma sono distillati fatti da loro che spesso vengono mischiati andando a creare confusione nei consumatori. Il prodotto grappa si consuma poco all’estero perché è poco conosciuto e perciò dobbiamo investire nell’immagine, così che anche gli stranieri inizino a conoscerla adeguatamente. Il nostro obiettivo – ha aggiunto Mazzetti – è quello di comunicare al meglio il nostro prodotto e possiamo farlo con l’aiuto dei ristoratori e una adeguata strategia promozionale che veicoli il messaggio attraverso i canali giusti e guidi il consumatore ad un “Bere consapevole”.

La produzione del prodotto grappa nel 2009 si è assestata su 11.000.000 di litri anidri con una leggera flessione rispetto al 2008 (-8,3%) ma con un segno più davanti alla media di crescita degli ultimi dieci anni, ovvero +34,1% rispetto al 1999. I dati diffusi con la Relazione Annuale di Assodistil evidenziano che nel solo 2009 sono stati esportati 1.913.300 litri anidri di grappa – il 17% della produzione totale di grappa – di cui 1.325.200 nel solo mercato tedesco, ovvero 2/3 del totale delle esportazioni. Di quanto esportato in Germania, il 64% è “imbottigliato”, mentre il restante 36% viene importato “sfuso” ovvero con la possibilità di mischiarlo ad acqueviti locali e dar vita a un prodotto che grappa italiana al 100% non è più. Stesso rischio anche in Svizzera, dove l’elevata presenza di distillati locali non solo fa abbassare la quota di importazioni dall’Italia, ma crea gli stessi problemi del mercato tedesco. I 229.000 litri anidri che l’Italia esporta in Svizzera sono equamente ripartiti tra prodotto in bottiglia e prodotto sfuso mentre il terzo paese importatore, l’Austria con 74.600 litri anidri, è positivamente orientata all’importazione di grappa in bottiglia così come anche il Belgio e i Paesi Bassi.

La sorpresa arriva poi analizzando i mercati “secondari” in base al tipo di prodotto importato. Se guardiamo i paesi importatori di grappa, notiamo che il mercato americano – Stati Uniti e Canada – è presente solo nelle importazioni di grappa “in bottiglia”, così come la Spagna, la Francia e la Russia. I margini però per questi mercati sono piuttosto ridotti – 113.200 litri in totale – circa il 6% del totale esportazioni. Viceversa, alcuni mercati sono presenti solo tra i paesi importatori di prodotto sfuso, come Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Giappone, Lussemburgo e Norvegia ma anche in questo caso la loro incidenza sul totale delle esportazioni non supera lo 0,15%. Questi dati sono stati presentati stamattina durante il convegno “Grappa! Spirito Nazionale verso il mercato mondiale” organizzato da Istituto Nazionale Grappa e Assodistil con il contributo del Mipaaf e il patrocinio della Regione Emilia Romagna presso la Stampa Estera a Roma. A renderli noti sono stati – introducendo in questo modo il tema dell’incontro che richiama nel titolo il suo obiettivo ovvero conquistare il mercato estero – i presidenti di ING e di Assodistil durante i saluti delle istituzioni.

(fonte, Beverfood.com)

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