I Vitivinicoli del Trentino appoggiano i Vignaioli, ma con moderazione. Dicono sì alla necessità di restyling della Mostra dei vini, ma invitano i vigneron a chiudere ancora una volta un occhio e a partecipare alla kermesse per celebrarne i 75 anni e poi sedersi a un tavolo e rivedere la manifestazione per il 2012. Dicono sì a una maggiore pariteticità della Consulta del vino, chiedendo tre rappresentanti per il vino coop e tre per i produttori privati, ma «non è una condizione sine qua non». E soprattutto, «le nostre associazioni sono disponibili ad incontrare i colleghi Vignaioli per trovare un ragionevole compromesso».
IL NODO MOSTRA DEL VINO. «Condividiamo in pieno le analisi e le aspirazioni emerse negli ultimi giorni dell’associazione guidata da Nicola Balter, ma non ne accettiamo il metodo, cioè la rottura», spiega Paolo Endrici, presidente dei Vitivinicoli del Trentino, che concordano su tutte le perplessità che sono state espresse sia sulla Mostra dei vini che sulla non pariteticità della Consulta. «Ci siamo riuniti martedì – spiega Endrici – e la discussione è stata accesa, tanto da durare quasi quattro ore. Tutti noi 22 soci dei Vitivinicoli parteciperemo alla Mostra dei vini perchè riteniamo che sia il momento di costruire e non di dividersi. Stare uniti vuol dire anche discutere, tentare di affermare le proprie istanze. Per questo vorremmo impegnarci in tutti i modi per ricompattare il fronte dei privati». Ma il programma della Mostra 2011 ormai è definito, è troppo tardi per sedersi a un tavolo per rivederlo: «Quest’anno ormai i giochi sono fatti, dobbiamo pensare al 2012. Anche noi siamo d’accordo, ad esempio, sul fatto di accorciare i giorni di durata della kermesse, portandoli a due giornate e mezzo al massimo».
CONSULTA PARITARIA. Sulla Consulta del Vino, i Vitivinicoli hanno le idee chiare: «Riteniamo – spiega il presidente – che la costituenda “Consulta” non debba essere uno spazio per contarsi numericamente, ma una fucina di idee e di proposte per la pubblica amministrazione. Contiamo sul fatto che vincano le idee migliori per il Trentino, non quelle che favoriscono una parte dei produttori». Ma sulla distribuzione delle cariche, certo, ci sarebbe qualcosa da rivedere: «Auspichiamo una rivisitazione del numero dei rappresentanti: l’ottimale sarebbe, in una rosa di 15, che i rappresentanti del vino coop da sei passassero a tre e che tre fossero anche i voti dei vignaioli privati». Questa però, secondo i Vitivinicoli, non è una condizione sine qua non: «Se c’è spazio per aumentare il numero dei rappresentanti privati – osserva Endrici – noi faremo il possibile per arrivare a una maggiore rappresentatività, ma se non fosse possibile, comunque non ci tireremo indietro perché andiamo avanti con la forza delle idee e su questo ci sentiamo molto forti». Insomma, i Vitivinicoli scendono in campo per perorare il motto “l’unione fa la forza”, che però ora – dopo anni di parole – deve tradursi da teoria in pratica: «Il Trentino è troppo piccolo (1,2% della produzione vinicola italiana) e solo (le guide vinicole italiane, tedesche e di altre nazioni ci trattano troppo spesso in modo inadeguato e riduttivo) per potersi dividere», conclude Endrici.