I risultati della ricerca “Turismo Enogastronomico – L’esperienza culinaria in viaggio: la chiave di volta nella scoperta di un paese” condotta da Aigo con Pangaea network, associazione internazionale di agenzie indipendenti specializzate nella consulenza e comunicazione nel settore del turismo.
La ricerca ha preso in considerazione un campione di 389 operatori del settore turismo, di cui il 69% agenti di viaggio e tour operatorcon età compresa tra i 36 e gli oltre 55 anni, che operano in cinque paesi europei: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. L’intento è quello di analizzare uno dei segmenti che ha avuto una rilevante crescita negli ultimi anni: il “Turismo Enogastronomico”, ovvero i viaggi nei quali l’esperienza culinaria arricchisce e influenza la scelta della destinazione stessa.
Evidenze:
- Per il 66% degli intervistati l’esperienza enogastronomica determina la scelta del viaggio
Per i due terzi del campione, l’enogastronomia è protagonista nella scelta del viaggio e solo il rimanente terzo del campione non riconosce questo aspetto, ovvero l’esistenza di una vera e propria tendenza di mercato. I paesi in cui il fattore enogastronomico è particolarmente apprezzato sono la Spagna (82%), il Regno Unito (73%), l’Italia (61%) e la Francia (60%). In Germania invece, non prevale nessuna delle due opinioni.
- Vino e cibo locali incidono sull’immagine della destinazione fino al 50%
In che misura il cibo e i vini locali incidono sulla percezione e sull’immagine di una destinazione? Secondo gli europei, laddove è presente una rinomata cultura enogastronomica, questa occupa una parte predominante nel rappresentare l’immagine di un paese (addirittura fino al 50% della valutazione dell’immagine stessa) per il 38% degli intervistati (nel dettaglio, sono di questa opinione, il 48% degli spagnoli, il 44% dei francesi, il 39% degli inglesi e il 37% degli italiani). Per il 41% dei tedeschi invece, le specialità culinarie locali contribuiscono a costruire l’immagine di un paese solo per il 30%.
- Segmento in considerevole crescita per il 38% degli intervistati
Gli intervistati hanno dato opinioni eterogenee sulla questione della crescita del segmento. Nel dettaglio il 40% sostiene di aver assistito a una lieve crescita di questa tipologia di viaggi negli ultimi tre anni, il 38% dichiara di aver registrato un incremento considerevole, mentre l’8% ritiene che non ci sia stata alcuna crescita.
Il 42% degli italiani ritiene che il settore sia cresciuto poco, mentre il 40% pensa si sia sviluppato considerevolmente. Dello stesso avviso, ovvero per una crescita contenuta, sono il 52% dei tedeschi e il 44% degli spagnoli. Francesi (56%) e inglesi (46%) dichiarano invece un considerevole incremento.
- Il settore rappresenta fino al 10% delle vendite sul fatturato complessivo
Il dato è confermato dalla maggior parte degli spagnoli (60%), francesi (44%), italiani (40%) e inglesi (26%). Un dato ancora più significativo riguarda il campione inglese, il cui 25% dichiara un’incidenza del 30% del settore sul fatturato complessivo. In controtendenza i tedeschi, le cui risposte hanno fornito le più alte percentuali di chi non sa rispondere alla domanda (41% dei casi) e chi ritiene che il settore non incida in alcun modo sul proprio fatturato (26%).
- Itinerari gastronomici venduti dal 41% degli intervistati
Solo il 29% non ha in programmazione attualmente dei pacchetti con itinerari enogastronomici ma ha intenzione di svilupparli. Il restante 30% non vende tali proposte e non ne ha in programma in futuro.
- La vendita dei pacchetti avviene per il 26% tramite agenti di viaggio
La promozione avviene principalmente per mezzo della consulenza diretta e verbale al cliente in agenzie di viaggio (26%). Solo il 22% promuove i pacchetti attraverso internet, social network e blog di viaggio. Il 16% si avvale di brochure e riviste di settore, il 13% espone materiali da banco e sempre un 13% organizza eventi rivolti ai consumatori. Solo il 6% promuove tramite radio e TV.
- Pacchetti combinati con cultura, benessere, shopping ed Expo 2015
La maggior parte degli addetti ai lavori sostiene che i viaggiatori tendono ad associare l’esperienza culinaria alla visita della destinazione e dei dintorni (25%), prediligendo gli itinerari culturali (26%), il benessere (17%), gli eventi a tema (14%) e lo shopping (11%). Le attività all’aria aperta, anche sportive, vengono proposte solo nel 6% dei casi.
I fattori chiave che rendono un pacchetto attrattivo sono:
• Visite a mercati e fabbriche dei produttori locali (29%)
• Possibilità di acquisto di prodotti locali quali cibo e vini (26%)
• Eventi a tema enogastronomico come i festival culinari (20%)
• Laboratori di cucina (13%)
• Fiere enogastronomiche (7%)
• Ristoranti rinomate e visite culturali (2%)
Per quanto riguarda invece il tema Expo Milano 2015, il 41% degli addetti ai lavori europei dichiara che non proporrà alla propria clientela un viaggio in Italia per l’occasione. E’ alta anche la percentuale di chi non ha ancora deciso se promuovere l’evento (34%), mentre solo il 25% degli intervistati segnalerà una proposta ad hoc. In controtendenza il campione italiano, nel quale la percentuale di chi promuoverà l’evento sale al 58%.
Profilo del food traveller
La maggioranza degli intervistati (58%) ritiene che la durata preferita per questo tipo di soggiorni enogastronomici sia di 2-3 giorni. Il 23% indica una settimana di permanenza e solo l’8% indica una sola giornata. Il 3% preferisce spostarsi per 10 giorni o due settimane. Secondo il 50% degli intervistati sono le coppie a preferire gli itinerari culinari. Seguono i gruppi di amici (18%) e le associazioni/gruppi tematici (15%), il 9% si sposta con la famiglia e solo il 2% viaggia solo.
Secondo il 53% degli intervistati, il settore enogastronomico viene prenotato indifferentemente da uomini e donne; solo per il 23% degli intervistati invece è una tipologia di viaggio prenotata da donne, e addirittura solo per il 13% dagli uomini. In controtendenza solo il mercato tedesco, secondo cui la maggioranza delle prenotazioni viene eseguita prevalentemente dalle donne (46%). L’età media del cliente tipo si aggira fra i 36 e i 55 anni per il 58% degli intervistati. Il 30% indica invece gli over 55 come i principali viaggiatori di questo segmento e solo l’1% ritiene che a prenotare siano persone di età compresa tra i 20 e i 35 anni.
Il 45% degli addetti ai lavori dichiara che la spesa media per persona al giorno è al massimo di 250 Euro. Il 19% ritiene non sia superiore a 100 Euro. L’11% indica una spesa compresa tra i 250 e i 500 Euro; l’8% riporta un budget tra i 500 e i 1.000 Euro e solo l’1% investe più di 1.000 Euro.
Il 55% dei professionisti descrive i ‘food travelers’ come viaggiatori alla ricerca di aspetti autentici del paese che visitano, soprattutto attraverso l’esperienza enogastronomica. Il 28% pensa sia più appropriato definirli come persone che cercano un momento di socializzazione e di condivisione attraverso il viaggio culinario. Solo l’8% ritiene si tratti di turisti mossi da trend socio-culturali.
Gli intervistati europei sottolineano quindi l’importanza dell’esperienza culinaria nella scelta di una destinazione e una crescita consideravole del settore. I food travelers prediligono acquistare i propri soggiorni a seguito di una consulenza diretta con agenti di viaggio e sono maggiormente le donne che finalizzano la prenotazione. L’esperienza culinaria è spesso associata alla scoperta dei luoghi nei dintorni, a proposte wellness e a eventi a tema. Il viaggiatore tipo ama visitare mercati e produttori locali e acquistare le prelibatezze tradizionali. Viaggia prevalentemente in coppia e preferisce soggiorni della durata di 2-3 giorni. Vanta inoltre una capacità di spesa medio / medio-alta in quanto identifica la cifra massima di spesa giornaliera attorno ai 250 euro al fine di esplorare al meglio gli aspetti autentici della destinazione.