Oggi, durante il mio rito mattutino della colazione, sono stata assalita da un dubbio atroce: sarà mica che i lettori del Corriere della Sera siano cambiati? Per me, non è cosa da poco, perché scrivendoci su questo giornale – nei dorsi regionali del Corriere del Trentino e Corriere dell’Alto Adige – è importante rendermi conto del mio target.
Il dubbio me lo ha fatto venire la pagina 96 del Magazine del Corriere, in allegato oggi, che già mi aveva fatto venire un presentimento due settimane fa, con la pagina 104. E’ lo spazio dedicato a “I menu di Benedetta”, dove Benedetta è ovviamente la Benedetta nazionale, ovvero la Parodi, che dispensa la sua ricettina settimanale e prima fa sempre una premessa in cui ci racconta il perché ha scelto quella determinata preparazione. Vi confesso che se avessi trovato in giro per casa questi scritti, avrei pensato che fossero alcune pagine strappate dal diario della mia nipotina di dieci anni. E da qui il dubbio atroce di cui sopra.
Ecco qui i due “articoli”, dal cui commento mi astengo per correttezza deontologica. Ma da voi, invece, vorrei sapere se il mio presentimento è vero, oppure no.
Pag 104 di 2 settimane fa. Titolo: Il bello del brunch. L’altra domenica ho partecipato a un brunch in un locale trendy di Milano per presentare la mia nuova trasmissione. E’ stata una mattinata incantevole. Il locale era pieno e allegro, la gente era tutta carina, vestita bene, un po’ alternativa, il cibo buonissimo. Mi sono sorseggiata il caffè affondando la forchetta in un triplo strato di pancakes grondanti di sciroppo d’acero, ho chiacchierato degli argomenti più futili del mondo, mi sono concessa pure il più classico dei muffins ai mirtilli e una bella telefonata con la mia migliore amica che non riesco mai a sentire come si deve. «Ma perché non vengo a fare il brunch in centro tutte le domeniche?» mi sono chiesta un po’ risentita della mia pigrizia. La risposta però è arrivata mentre il pensiero ancora aleggiava sulla mia testa come un fumetto. E così mi sono vista mentre vestivo tre bambini, li trascinavo in macchina con pannolini e giochini per tenerli buoni, cercavo parcheggio, aprivo il passeggino, facevo cadere il ciuccio sul marciapiede sporco lercio, sgridavo la più grande perché picchiava sua sorella… Insomma il fumetto si è dissolto come la nebbia al sole e ho capito perché in quella sala molto trendy non c’era neanche un bambino. E allora mi sono detta: «Se le famiglie numerose non vanno al brunch sarà il brunch ad andare alle famiglie numerose». Segue ricetta dei Pancakes.
Pag 96 di oggi. Titolo: Se la cucina non ha età. Vi è mai capitato di essere invitati a cena da una banda di teenager? A me sì ed è stata un’esperienza dsavvero sorprendente. Tutto è nato dall’iniziativa dei miei nipoti, Pietro e Vittorio, 17 e 15 anni, che hanno voluto ritrovare i sapori della loro vacanza negli Stati Uniti e, soprattutto, darmi un saggio delle loro abilità culinarie. Ammetto che inizialmente avevo qualche dubbio, ma appena arrivata a casa loro, mi sono ricreduta. Vedere una banda di ragazzi tutti ammassati in cucina a preparare hamburger e onion rings per i genitori e gli amici dei genitori, che se ne stavano comodamente seduti in soggiorno a prendere l’aperitivo, era quasi da fotografare! Altro che scontri generazionali. Altro che eterni bambini. Io li ho trovati magnifici. Allegri, aperti, sicuri di sè, ironici e anche molto ben organizzati. Hanno messo su una catena di montaggio che avrebbe fatto invidia a un fast-food, riuscendo a servire in maniera impeccabile tutti i loro ospiti. Non voglio generalizzare ma questa cena mi ha fatto ben sperare per il futuro. Vedere questi ragazzi che attraverso il cibo dimostravano la loro abilità, creavano un canale di comunicazione con gli adulti e soprattutto regalavano ai genitori una serata di svago mi ha quasi commosso. Bravi ragazzi! E bravissima anche mia cognata Giovanna che ha avuto il coraggio di consegnare la sua cucina in mano a una banda di under 18 senza mai andare a controllare costa stavano facendo… Io non so se ce l’avrei fatta. Segue ricetta degli Onion Rings, che poi sono gli anelli di cipolla, non è che a chiamarli in inglese cambia qualcosa.
PS. Ho ribattuto i pezzi tali e quali come pubblicati, quindi mi dissocio da qualsiasi problema di punteggiatura e tempi verbali.
PS2. Se non siete ancora sazi, cliccate su http://benedettaparodiblog.corriere.it/