Ho appena finito di leggere La collezionista di ricette segrete di Allegra Goodman, edito in Italia da Newton Compton. Mi aspettavo molto da questo libro, soprattutto dopo aver letto quello che afferma la sua autrice: «Io non cucino, ma adoro leggere libri di cucina. Questo mi ha fatto riflettere: perché leggiamo invece di cucinare, e perché sogniamo invece di vivere? E così mi è venuta la tentazione di scrivere un romanzo sull’amore per la cucina: l’amore che ci spinge ad assaggiare, a costruire, a vivere, a sognare». Ma nel romanzo c’è ben poco di questo. C’è una bella storia di due sorelle, Emily e Jess, e la loro vita, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, che si dipana tra università, società di geni informatici universitari stile facebook, studenti di letteratura, amore per i libri e anche un po’ di religione, fidanzati sbagliati, egoismi, rapporti famigliari difficili, famiglie allargate. E ci sono due collezionisti di libri di cucina, che sono uomini e non donne (come mai, quindi, un titolo al femminile?): il primo probabilmente li collezionava per passione culinaria, il secondo, George, un po’ per amore dei fornelli e un po’ per il suo lavoro, ovvero quello di antiquario di libri. Amore e passione per la cucina che sono però solo accennati e che si perdono tra le storie dei vari personaggi senza assumere grande importanza. Peccato.
Non aspettatevi, quindi, grandi filosofie culinarie. Per il resto, è un libro piacevole da leggere, anche se paragonare la Goodman a Jane Austen, come ha fatto qualche critica letteraria oltreoceano, mi pare quanto mai eccessivo.