Frequentando contro voglia ormai da anni un paio di volte alla settimana i supermercati tra Trento e Bergamo, non ho più molti dubbi. La prima cosa che gli uomini guardano di un prodotto è il packaging. E non sto parlando solo di quelli “sprovveduti”, cioè di quelli che non sono molto avvezzi a questo genere di acquisti o a quelli che, comunque, mai si metterebbero a leggere scadenze ed etichette per capire un po’ di più di quello che stanno acquistando: anche quelli più attendi, in primis, vengono attirati dall’estetica della confezione. Ovviamente ci sono le eccezioni, che confermano la regola, come di prassi. Ma il fenomeno è dilagante.
Dopo varie scene assistite nelle corsie di Esselunga, Auchan, Coop e altre catene similari, posso anche dire che non c’è una categoria merceologica particolare in cui si manifesta questo atteggiamento. Qualche tempo fa l’ho visto accadere con il bagnoschiuma, poi al banco della carne confezionata, oppure tra le mille marche di tortellini. Ieri, con l’olio. Lui e lei davanti allo scaffale: olio extravergine di oliva calabrese, messo in promozione, bottiglia normale con etichetta arancione abbastanza anonima e sicuramente non molto accattivante. Lei lo vuole prendere (anche perché è in sconto, tipico di noi donne), lui preferisce quello siciliano, confezionato molto più “maliziosamente”. «Vedi cara, questo è Dop, è meglio», dice lui. Lei allora guarda il suo prescelto e si accorge che è Dop pure quello. A questo punto non c’è via d’uscita. Quale mettere nel carrello? La coppia opta per tutti e due. Buon compromesso, per loro e per chi lo vende.
Ma io, sorridendo, mi sono allontanata con una certezza. Il marketing del packaging è fondamentale anche nella vita. O, quanto meno, per non sbagliarci, se siamo appetitose dentro, è meglio anche cercare di esserlo fuori: perché se il buon sesso è un po’ come la buona tavola, non vorrei mai che domani venissimo scelte come l’olio e i tortellini.
PS. Peraltro, la forma del tortellino, lo sapete che pare sia ispirata all’ombelico di Venere?