Leggo oggi su Dissapore un commento denigrante al nuovo prodotto di Oscar Farinetti, il geniale ed illuminato papà di Eataly: un vino mi pare di capire fatto per essere beverino. Premettendo che non lo ho assaggiato, posso solo prendere atto dei commenti di Dissapore che potete leggere qui, che poi riprendono la stroncatura di Franco Ziliani, che potete leggere qui. Ma non è questo il tema che vorrei trattare. I miei colleghi dei blog lodano il marketing fatto da Farinetti per questo nuovo vino, dicendo però che in questo caso il prodigio della comunicazione non va di pari passo al prodotto. Se la prima regola del marketing è non promettere ciò che non si può mantenere, cioè non vendere un prodotto per qualcosa di diverso da quello che è, io che non so se in questo caso ciò si è verificato (non avendo ancora assaggiato Già), posso solo fare un ennesimo plauso a Farinetti e al fatto che lui sì sa come va comunicato il vino, mettendoci dentro una storia, un fascino del passato, un senso di artigianalità e di familiarità, la nostalgia di un sapore perduto che adesso ritrovi… Insomma un mix di emozioni positive che ti fanno sicuramente venire voglia di provarlo, questo Già. Da questa pubblicità, che vedete in apertura di questo mio post, credo che tutti i vignaioli e le cantine dovrebbero imparare, prenderla proprio come una lezione di marketing e copiarla. Perché non bisogna nemmeno vergognarsi di attingere da chi fa meglio di te, trarre riflessioni ed ispirazioni.
Chapeau a MrEataly- Farinetti, che io ritengo sia uno dei più grandi uomini di marketing del nostro Paese.