Settore vitivinicolo e bevande spiritose ancora in sofferenza nell’ultimo trimestre del 2020. Questa la conclusione dello studio previsionale che Federvini ha affidato alla società di analisi TradeLab. Si tratta di stime basate su dati attualizzati alla fine di ogni mese, proiettate per i mesi rimanenti dell’anno attraverso il modello dello ‘scenario planning’. L’ultima rilevazione, purtroppo ancora pesantemente negativa, si riferisce agli inizi di settembre.
Le informazioni attuali fanno prevedere per i vini una chiusura del 2020 pari al -28%. Tale contrazione, per quanto significativa, risulta essere tuttavia inferiore alla stima effettuata per il mercato fuori casa (-33% per tutte le categorie food&beverage) e in miglioramento di un punto percentuale rispetto alle precedenti previsioni, grazie ad un andamento non così negativo nel mese di agosto.
In particolare, nei pubblici esercizi – il veicolo principale per il comparto – si prevede una chiusura a fine anno migliore, quantomeno per i ristoranti rispetto ad altri canali. Si parla soprattutto dei ristoranti di fascia medio alta, che impattano per circa il 40% del venduto per la categoria vini – rappresentando la quota parte più rilevante – e che hanno una previsione di impatto del -26%. Questo dato ha preso corpo proprio in agosto, dove abbiamo assistito ad una mini-ripresa dei canali ristoranti e pizzerie in particolare nell’occasione della cena.
Sul fronte della domanda, invece, la contrazione del turismo straniero, in particolare quello extra UE, ha avuto un’incidenza decisiva in negativo. L’impatto sui consumi di vino derivanti della domanda turistica straniera è infatti pari al -57%.
Per la categoria spirits si stima una previsione di chiusura del 2020 pari al -33%, anche in questo caso con il miglioramento di un punto percentuale rispetto alla rilevazione di giugno. Tale contrazione è ora comparabile alla media del mercato del fuori casa in generale anche se in termini assoluti parliamo di un ‘pannicello caldo’.
Le difficoltà del settore sono spiegabili dall’andamento dei locali serali e notturni – penalizzati dal distanziamento sociale – e che costituiscono il primo canale nel fuori casa con il 33% dei consumi totali. Ebbene, l’impatto sul comparto spirits rimane devastante: le previsioni di chiusura d’anno sono oggi del -68% per le discoteche e del -30% dei bar serali.
Su una prospettiva annuale, i mesi che hanno registrato gli impatti più rilevanti per gli spirits sono quelli centrali della pandemia con un -97% di contrazione durante il lockdown. Ma pur partendo da questo dato molto basso, le previsioni di crescita sono decisamente più lente rispetto ad altre categorie food&spirits – l’impossibilità di utilizzare gli spazi all’aperto in vista della stagione autunnale è la prima causa – e si attestano ad una contrazione del 15/20% fino alla chiusura del 2020.
“I dati evidenziati dallo studio rimangono molto penalizzanti per vini e spiriti” ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini. “L’impegno da parte del decisore politico per supportare l’horeca c’è stato. Tuttavia, le azioni messe in campo per proteggere il valore della produzione non hanno fornito i risultati sperati. La situazione è ancor più negativa per il settore degli spiriti le cui richieste – abolizione del contrassegno di stato e dilazione del pagamento delle accise – sono rimaste al momento inascoltate. È giunto quindi il momento di attuare una visione di prospettiva, andando oltre l’emergenza e considerando la situazione attuale come sostanzialmente strutturale. Per questo motivo è opportuno ragionare considerando le intere filiere in modo sistemico e lavorare per sostenere i consumi con azioni concrete e misurabili tenendo conto dei limiti esistenti” ha concluso Boscaini.