Il lavoro contadino? Secondo il sindacato Uil del Trentino è un privilegio dal punto di vista fiscale. Una affermazione che, a parere della cooperazione trentina che rappresenta il 90% della produzione, non trova riscontro nella realtà quotidiana del lavoro agricolo.
Federcoop fa un’ampia analisi. Intanto occorre fare una premessa sostanziale: che valore ha il mantenimento dell’ambiente montano? Che valore dare alla costruzione del paesaggio montano anche in chiave turistica? Quale vantaggio ha per la comunità il presidio e la tutela del territorio agricolo?
Dopo aver dato risposta a queste domande, è possibile mettersi a tavolino e “fare i conti in tasca” ai contadini.
Quanto “rende” un fondo coltivato? Intanto vale la pena ricordare che in Trentino la proprietà fondiaria è molto frammentata, pari a circa 1,5 ettari pro capite. Le rese ad ettaro vanno intese al lordo dei costi di produzione, che generalmente superano il 50%.
La Uil parla di 30mila euro. Una cifra fuori dalla realtà.
Nel settore melicolo, (dati bilancio 2009-2010), la media provinciale di resa lorda ad ettaro è di 15.184 euro. I dati per zone vanno in media da 18.605 a 11.764 euro.
Nel settore viticolo, la media provinciale di resa ad ettaro (dati bilancio 2009-2010) è di 10.088 euro, con un minimo di 5.700 euro e un massimo di 19mila. Ripetiamo: queste rese sono al lordo dei costi di produzione.
A fronte di questi redditi e del vantaggio sull’intera comunità trentina del lavoro agricolo, ha ancora senso parlare di privilegi fiscali?
Io ho solo una domanda, assolutamente non polemica, solo indagativa. Possibile che i redditi dei contadini trentini siano così bassi, bassi tanto quanto i Puffi?