Dopo giorni di polemiche, l’assessore all’Agricoltura, Foreste, Turismo e Promozione Tiziano Mellarini ha deciso di mettere tutti a tacere «accantonando» la Consulta del Vino. Al suo posto, cala quattro assi nella manica, quattro “saggi super partes”, come li chiama lui, «a cui affidare il compito di fare sintesi di quanto detto e scritto finora e in particolare di riempire di contenuti, di proposte e di priorità operative un percorso da affrontare urgentemente per poter giungere in breve tempo a quella condivisione di obiettivi e strategie che è la condizione primaria per poter affrontare il futuro ed essere più competitivi e credibili sui mercati». Le punte di diamante che già nei prossimi giorni diventeranno operative sono Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano, Emilio Pedron, tra i più autorevoli manager del vino italiani, Enrico Paternoster, enologo dell’Istituto di San Michele, e Fabio Piccoli, esperto in marketing e comunicazione di settore. I quattro saranno affiancati da una segreteria coordinata da Mauro Fezzi, dirigente del Dipartimento agricoltura ed alimentazione della Provincia autonoma di Trento. Una vittoria dell’Associazione Vignaioli, che aveva detto no a una Consulta con un solo posto per loro e sei per le cantine sociali? «Sicuramente sì», afferma il vigneron Mario Pojer senza toni trionfanti, perché «comunque, i saggi vanno benissimo, ma qui c’è bisogno di agire. Continuo a pensare che ci vorrebbe un Comitato interprofessionale che si rifaccia alla modalità organizzativa operante nella Champagne, dove la Civic (Comité interprofessionnel du vin de Champagne) raccoglie in un solo organismo sia i vignerons che le grandi maison». Il presidente dei Vignaioli, Nicola Balter, invece, commenta così la notizia: «Non si tratta di vittoria perché noi non siamo in guerra con nessuno, ma certo questo è un segno importante. Per quanto riguarda i quattro esperti, penso che siano persone rispettabili dalle capacità indiscusse, ma perché mancano gli attori veri? Abbiamo ancora bisogno di chi ci faccia una sintesi di quanto detto finora? Personalmente non ne vedo l’utilità, ma prendo atto e resto a disposizione, in attesa di vedere il lavoro che sarà svolto». Sulla necessità di iniziare ad agire è d’accordo anche il presidente dei Vitivinicoli del Trentino, Paolo Endrici, che commenta a caldo: «I quattro esperti sono persone in gamba e nomi prestigiosi. Ora non resta che vedere cosa riusciranno a fare, se saranno veramente interpreti di chi opera sul territorio. Penso che questa scelta rappresenti una fase di transizione per riuscire a trovare quell’equilibrio che ora non c’è ed andare avanti: l’importante è che il Trentino inizi ad agire, non importa con quale strumento». E ad accogliere positivamente la decisione di rinviare a data da destinarsi la Consulta c’è anche quella Cooperazione che ha innescato la miccia che ha fatto esplodere il polverone, chiedendo e ottenendo in prima istanza da Mellarini sei rappresentanti su 15 al tavolo. «Penso che sia una soluzione buona sotto tutti i punti di vista – afferma Franco Franchini, direttore della Cantina sociale di Ala – anche se molto dipenderà a come questo gruppo di saggi imposterà il lavoro: immagino che daranno linee guida, che poi dovranno essere tradotte in operatività da altri, in primis dal Consorzio Vini. La Cooperazione, comunque, non aveva alcuna ambizione di prevaricare all’interno della Consulta».
Intanto, Mellarini ha già «consegnato le parole d’ordine ai saggi: unità, condivisione delle scelte, immediata operatività, serenità». I quattro esperti, assicura l’assessore, cominceranno già nei prossimi giorni a confrontarsi con tutte le componenti del mondo vitivinicolo provinciale.
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