Oggi, sorseggiando uno Chardonnay di Mitchell, mi sono trovata a fare due chiacchiere con un’amica. Non è una cosa che capita spesso perché il tempo è sempre poco, soprattutto in orari come quelli giusti per un aperitivo. Dopo esserci dilettate a disquisire di eventi da organizzare e di chirurgia estetica eccoci approdare al solito, vecchio argomento: gli uomini.
A. mi racconta di una serata in cui, a un certo punto, uno dei partecipanti se ne era uscito con l’affermazione «Eh, ma il matrimonio è un’azienda, l’amore è un’altra cosa». Apriti cielo. Nè io nè A. abbiamo un’età da credere ancora nei principi azzurri e certo forse all’apparenza possiamo sembrare talmente moderne da comprendere qualsiasi cosa. Ma questa proprio no. Perché essere donne moderne o donne “avanti” non vuol dire certo non credere nel matrimonio, anzi, semmai il contrario: vuol dire potersi permettere di non sposarsi per convenienza, per immagine, per tranquillità, per “sistemarsi”, per uscire di casa dei genitori, perché si è trovato il paperone pollo da spennare o per qualsiasi altra motivazione che non sia semplicemente Amore. Magari un amore che non sia solo irrazionalità, ma che tenga conto di tante altre cose che possono far funzionare una relazione vera, così come un matrimonio, che possono essere la stima, il rispetto, la condivisione.
Va giù un altro bicchiere e siamo ancora indignate dall’affermazione di quell’uomo, anche e perché, purtroppo, la sua non resta una voce isolata, ma fa parte di un coro dove ovviamente cantano donne e uomini a pari merito (o meglio, demerito). «L’amante, semmai, è un’azienda», dice A. ridendo. Che va gestito e preso come un’azienda non tua. O tua solo per quello che ti serve. Ciniche? Realiste e anche razionali, semmai. Poi ci mettiamo a considerare tutti quegli uomini che scelgono regine della normalità (sono loro l'”azienda”, probabilmente) continuando a sognare le Geishe, perché in realtà non hanno il coraggio di averle veramente, anche se magari ce le hanno lì a portata di mano. E facciamo un cin cin pensando ai nostri rispettivi mariti, che invece quel coraggio lo hanno avuto.