Il 15 gennaio ho compiuto 38 anni e 24 mesi di affinamento sui lieviti, un modo molto eno per non usare quel numero che non sento mi rappresenti, 40.
Divulgato sui social, vedo che questo nuovo modo di definire gli anni – con i termini dello Champagne e del metodo classico in generale – è piaciuto e già poche ore dopo il mio lancio, la frase qui sotto compariva sulle bacheche Facebook di altre ragazze Wine addict. Molto bene 🙂
Affinare e non invecchiare è un modo di vedere le cose, uno stato d’animo che non ha niente a che fare con la paranoia di dichiarare i propri anni che, almeno personalmente, non ho mai avuto. Affinare e non invecchiare è vivere la vita in un altro modo: non con il tempo che scorre sfuggendo dalle mani e portandosi via la bella gioventù e tutti gli altri luoghi comuni che si dicono in proposito.
Per chi affina, il tempo che passa è pieno di cose, persone, emozioni, esperienze, suggestioni che modificano il nostro essere in meglio o in peggio, lo levigano, lo plasmano, lo feriscono o lo guariscono. In questo modo affiniamo, come le bottiglie di Champagne adagiate sulle pupitre e mosse un quarto di giro a volta dai remuer, finché non sarà trascorso il tempo giusto per essere pronti per la beva.
Per questo per i miei 38.24 ho ringraziato tutte le persone che hanno lasciato un segno nella mia vita. Grazie a loro ho acquisito la complessità di oggi, ho navigato mari che non avrei mai pensato, e superato tempeste senza naufragare.