Se vi siete domandati spesso quanto siano validi i giudizi enologici dei vari – e potentissimi – Mr Wine di ogni nazione, critici enologici in grado di fare il bello e il cattivo tempo di un’annata peggio di qualsiasi condizione meteorologica, beh, non siete gli unici. Lo stesso quesito se l’è posto Roberto Hodgson, oceanografo in pensione ora dedito alla produzione di vini nella sua piccola tenuta in California. Non riusciva a spiegarsi come mai in certi concorsi i suoi vini eccellessero, in altri fossero sbattuti fuori senza nemmeno una menzione. Così, ha deciso di mettere alla prova i critici, proponendo un panel-test ai degustatori del concorso enologico della California, il più antico del nord America. Hodgson non è il solo a mettere in discussione la scienza della degustazione. L’accademico francese Frédéric Brochet ha testato l’effetto del brand presentando lo stesso vino Bordeaux a 57 volontari in due diverse bottiglie, una da vino da tavola, una da grand cru.
I risultati? Li leggete tutti in questo interessantissimo articolo del Guardian (leggi QUI), che suona il Requiem della critica enologica e racconta tante, interessanti come. Come ad esempio il fatto che la degustazione di vini è influenzata dal contesto, cosa provata è da uno studio del 2008 condotto dalla Heriot-Watt University di Edimburgo. Il team di ricercatori ha scoperto che diversi tipi di musica potrebbe aumentare i punteggi dati dagli assaggiatori del 60%. I ricercatori hanno scoperto anche che una schitarrata di Jimi Hendrix esalta il Cabernet Sauvignon, mentre Kylie Minogue va molto bene con lo Chardonnay…