Avvertenze enologiche per quando finisce un amore

Quando finisce un amore, ognuno di noi reagisce a modo suo.

C’è chi smette di mangiare, chi si strafoga di cioccolata, chi non esce di casa e chi invece va in giro con gli amici tutte le sere, chi si tuffa nel lavoro e chi parte per una vacanza, chi opta per la filosofia chiodo-schiaccia-chiodo e chi invece dichiara una programmatica astinenza d’amore per un bel po’ di tempo. E poi ci sono quelle foto insieme, di cui non si sa che farne: stracciarle o chiuderle in una scatola finché non vi faranno più stare male? Per non parlare dei regali e delle cose comperate assieme. Con quelle, sarebbe meglio mettersi in stand by e decidere che farne dopo che il dolore è decantato, ma quasi mai succede così. La maggior parte delle volte è proprio su regali, oggetti comuni e foto che si sfoga la propria rabbia per quel sentimento naufragato chissà come e chissà dove. E non si ragiona più. Ci si dimentica persino di farsi aiutare dalle amiche. O almeno chiedere consiglio.

E’ capitato così anche a una delle mie più care amiche, quando ha deciso di separarsi da suo marito. Lui se ne era andato a vivere, dalla mattina alla sera, in un altra nazione, lasciando a casa – tra le altre cose – tutta la sua collezione di bottiglie di vino. Quando la mia amica fu costretta a cambiare casa, decise di fare un po’ di ripulisti tra i vini, pensando che molti dei bianchi non fossero più bevibili. «Pensavo fossero scaduti», mi ha raccontato a malefatta avvenuta. Così, la mia amica aveva deciso di buttare nel lavandino i vini bianchi più datati e anche qualche rosso. Peccato che tra quelli – ho scoperto poi – c’erano anche un Pétrus e un paio di annate degli anni Novanta di Dom Perignon OEnoteque.

«Scusa, ma non hai pensato di telefonarmi prima di usare come idraulico liquido dei vini da collezione?!», le ho detto, dibattuta se essere più contrariata o più divertita.

«Proprio no, davo per scontato che tutti i vini dopo un po’ di anni andassero a male e poi ho iniziato a conoscerli con te,  non è tanto, che ne sapevo io…», è stata la risposta, rammaricata di aver gettato al vento gran belle etichette che avrebbe potuto condividere con le amiche e qualche migliaio di euro.

Insomma, vi prego: quando finisce un amore prendetevela con tutto, ma non con le bottiglie di vino della sua cantina. Quella, chiudetela a chiave e dimenticatela per un po’. Verrà il tempo in cui quelle etichette non saranno più cattivi ricordi, ma perle preziose da condividere con amici vecchi e nuovi. Alla sua salute.

 

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Commenti

    • giuliavisci
    • 22 Aprile 2012

    “anche un Pétrus e un paio di annate degli anni Novanta di Dom Perignon OEnoteque”…. è sempre lei???!!! questa tragica aggiunta mi mancava :(((

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