Quella di Pistoia è la zona vinicola sicuramente più sconosciuta della Toscana, nonostante rientri a pieno titolo nell’area del Chianti Docg.
Qualche sera fa, la scoperta grazie a due realtà che, assieme alla PR Claudia Bondi, si sono presentate alla stampa milanese. Si tratta di Fattoria Betti e Fattoria Casalbosco, due produttori che hanno abbattutto il muro della concorrenza per fare squadra e iniziare una promozione dei propri vini e del territorio.
Fattoria Betti e Fattoria Casalbosco, del resto, sono come Sparta e Atene e nonostante le due tenute siano distanti pochi chilometri l’una dall’altra hanno produzioni molto diverse tra loro. Due interpreti ben distinti dello stesso territorio e anche degli stessi vitigni. E’questo il bello del vino.
Se volete scoprire di più della storia e della filosofia delle due cantine potete visitare i rispettivi siti QUI e QUI. Quello che io vi posso raccontare è che alla guida di Casalbosco c’è una giovane donna di grande eleganza, Eleonora Ciardi, un’orchidea, proprio come il nome del suo vino di punta, un raffinato uvaggio 50% Cabernet Sauvignon, 50% Merlot affinato in barrique di rovere francese per 16 mesi. Bella classe anche il Dorato, 90% Chardonnay 10% Sauvignon, sapido, fresco, dalle note di pesca bianca e pera, ma soprattutto pompelmo, ma ad avermi sorpresa è stato anche il suo Vinsanto che con i sentori di frutta secca, noci e mandorle tostate, ma soprattutto miele, mi ha ricordato, in parte anche nella consistenza, un Don P.X. di Toro Albalá, un vino liquoroso della DO Montilla-Moriles, per me una delle tipologie di vino da dessert e meditazione più seducenti che ci siano.
Storico è il legame della famiglia Becagli, proprietaria di Casalbosco (Eleonora è la moglie di uno dei fratelli e ha conosciuto il marito dopo essere entrata in azienda, dove lavorava a stretto contatto con il padre) con il territorio del Chianti.
Dicevamo, Pistoia, conosciuta come “città di pietra incantata”, offre al visitatore un percorso ricco di chiese, chiostri e monumenti caratterizzati dalle tipiche decorazioni geometriche romaniche. Queste ultime hanno ispirato la collezione di etichette dei vini di Fattoria Casalbosco eccezion fatta per l’ ”Orchidea” di cui già ho parlato, vino che viene prodotto solo nelle annate migliori da uve altamente selezionate e dedicato alla memoria di Raffaella Becagli. L’utimo arrivato è Terrecotte, che devo ancora assaggiare: nasce dalla purezza in un solo vitigno, il Merlot, vinificato e conservato in anfore di Terracotta, un nuovo esperimento dal sapore antico.
La cantina di Guido Betti (qui sopra nella foto), unica cantina in stile Liberty d’Italia e forse d’Europa, sorge agli inizi del ‘900 nel territorio del Montalbano, un piccolo angolo di Toscana che racchiude in sè, ancora intatti, tutti i nobili caratteri di queste antiche terre: le romantiche pievi e i piccoli borghi medievali dai profili turriti, le ampie distese di oliveti e vigneti, punteggiate qua e la’ da cipressi solitari, l’eleganza e il fasto delle ville medicee e le campagne laboriose, unite all’aleggiare discreto del genio di Leonardo da Vinci. Per decenni la sua tenuta ha prodotto esclusivamente vino sfuso, poi la svolta: l’idea di iniziare una produzione propria da imbottigliare, seguendo la linea dell’eccellenza. I vini di Guido, rispetto a quelli di Eleonora, sono più ruvidi, più diretti. Nella gamma, spicca sicuramente il Prunideo, Sangiovese 90% e Cabernet 10%, che affina in botti di rovere (12 mesi) da 225 lt. e in vasche di acciaio tre mesi, quindi altri tre mesi di affinamento in bottiglia. Sottobosco, ciliegia, spezie sono le note predominanti che lo rendono perfetto con piatti di cacciacione, in primis il cinghiale.
A fianco di rossi virili, troviamo poi un bianco che il mercato dei luoghi comuni chiamerebbe “femminile”: il Creto de’ Betti, infatti, è un Chardonnay 70 %, Trebbiano 30% ricco di sentori di frutta tropicale e fiori, interpretazione decisamente all’opposto del Dorato di Casalbosco.
Insomma, Betti e Casalbosco sono due belle realtà di una Toscana fuori dai soliti “giri”, che propongono vini dai prezzi interessanti, dagli 8 euro in su. Per bere bene, senza spendere una follia, e soprattutto gustare una declinazione enologica della Toscana ancora poco conosciuta.
PS. Casalbosco è anche una struttura ricettiva davvero di charme (foto in apertura), guardate qui www.fattoria-casalbosco.it/