Ricevo e volentieri pubblico.
La prestigiosa sede dell’Accademia dei Georgofili ha ospitato il Convegno promosso da Fondazione Arare in collaborazione con Gruppo Intesa Sanpaolo – Agriventure sull’attualissimo tema della “NUOVA POLITICA AGRICOLA COMUNE 2014-2020”.
Il convegno è stato un importante seminario di riflessione e di analisi sull’impatto della riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020, già in fase di avanzata definizione.
Illustri esperti del settore, hanno offerto importanti spunti ma anche stimoli da cogliere di fronte al cambiamento oramai vicino, soprattutto in relazione alle conseguenze che la nuova Politica Agraria Comune avrà sulle scelte strategiche delle imprese agricole italiane.
In particolare Franco Scaramuzzi, Presidente dell‘Accademia dei Georgofili, ha introdotto ponendo l’accento sui possibili scenari futuri della nuova PAC: “Se il taglio dei finanziamenti risultasse superiore a quanto accettabile, il Parlamento Europeo potrebbe riaprire l’esame di alcuni capitoli importanti. Quello politicamente più discusso del greening potrebbe essere del tutto cancellato. Il buon senso e l’equilibrio potrebbero comunque consentire di ridurre sia i tagli che le eccessive misure agro-ambientali finora privilegiate. Purtroppo, non si tiene ancora adeguatamente conto della necessità di potenziare le attività agricole produttive, mentre il mondo ha bisogno di più cibo e nessuno può permettersi di perdere ulteriori superfici e produzioni agricole. La PAC dovrà prevedere al più presto strumenti che aiutino le imprese a stare sui mercati, sempre più difficili, volatili e rischiosi.
Gli interventi di Antonio Gambetta Vianna, Comm. Agricoltura Regione Toscana, Denis Pantini, Resp. Area Agric. e Industria Alim. Nomisma, Vincenzo Lenucci, Resp. Area Econ. e Centro Studi Confagricoltura, Giuseppe Blasi, Capo Dip. Pol. Internazionali MIPAAF. hanno analizzando in maniera specifica, ognuno secondo il suo campo di pertinenza, i punti salienti della proposta di riforma, evidenziando sia le probabili opzioni positive sia i punti critici per il sistema agricolo italiano.Ha allargato il tema affrontandolo dal punto di vista politico e strategico, Gianni Bonini, Delegato Italiano al CIHEAM, sottolineando come la nuova PAC cambierà l’assetto fra Europa e il sistema agricoltura e come tutto ciò influenzerà i rapporti fra Europa e i Paesi del Mediterraneo.
L’Avvocato Vito Bianco, direttore della Fondazione Arare ha sottolineato come “Il convegno abbia corrisposto pienamente alle aspettative e agli obiettivi che voleva conseguire. Sulla riforma pesa l’incognita delle decisioni che saranno assunte tra pochi giorni dai Capi di Stato e di Governo relativamente alle prospettive finanziarie e, quindi, al budget disponibile per l’agricoltura dei 27 Stati membri nel periodo di programmazione prima citato. In tale direzione dovrà muoversi con particolare determinazione il Governo italiano, ricordando che il nostro Paese è contribuente netto nei confronti della UE e che il progetto di riforma, allo stato attuale, si traduce in una ulteriore penalizzazione per i nostri agricoltori. E’ stato approfondito il percorso di profonda revisione delle attività agricole in Italia; mentre il futuro richiede sempre più una governance autorevole, snella ed unificante, la riforma della PAC comporterà nuovi complessi adempimenti a carico dei Paesi e degli addetti. Inoltre, mentre i più accreditati organismi internazionali (FAO in primis) raccomandano una urgente incentivazione alla produttività per fronteggiare la crescente domanda alimentare mondiale e per limitare le speculazioni sulle commodities, la Commissione europea propone di sottrarre ingenti superfici alla produzione primaria. Si cerca di far prevalere, in altri termini, una visione “romantica” dell’agricoltura, comprimendone una valenza economica che in Europa e in Italia vuol dire sicurezza alimentare e milioni di posti di lavoro.”
Federico Vecchioni, Presidente di Agriventure, ha evidenziato i cambiamenti che la nuova riforma avrà sulla filiera produttiva nelle conclusioni. “Le imprese agricole italiane – ha spiegato – dovranno integrarsi e aggregarsi per aumentare la loro dimensione competitiva. Il nuovo governo dovrà applicare questa Pac nelle regioni italiane: nuovi piani di sviluppo rurale, nuove risorse da intercettare, non aiuti ma integrazioni a una filiera che dovrà diventare più moderna e competitiva”.
”Le diverse filiere produttive italiane, dal grano al vino, dall’olio alla zootecnia, non potranno che tenere conto di come questa nuova politica sarà sempre più orientata ai mercati, ma anche al cosiddetto ‘greening’, quella parte verde dell’agricoltura che dobbiamo declinare con attenzione, perché le nostre imprese devono essere messe nella condizione di aggredire i nuovi mercati. Quindi efficientare la filiera significa abbattere i costi di produzione e avere più strumenti per competere”.
“La Nuova riforma Politica Agraria Comune – ha concluso – non può essere considerata solo un tema tecnico ma bensì un dossier di grande rilevanza politica e strategica” e inoltre “Ricerca e Innovazione in Agricoltura sono necessarie, ed è importante che l’agricoltura abbia l’opportunità di fare ricerca”.
Altissima la partecipazione di imprenditori al convegno che si è rivelato un importante momento di riflessione concreto e attuale, con la volontà di dare risposte agli operatori del settore, analizzando l’impatto reale che la riforma avrà in tempi molto vicini.
Ma perché dappertutto si discute di PAC mentre qui in Trentino non si muove una foglia? Eppure con questa PAC prima o dopo dovremo fare i conti anche noi, solo che così facendo il tutto ci piomberà addosso all’improvviso e sarà troppo tardi per dire ma….?