C’era grande attesa per la prima edizione di Rosso Morellino, l’evento voluto dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano per festeggiare i 40 anni dalla nascita della denominazione che si è svolta lunedì 11 giugno nell’omonima cittadina della Maremma.
“Moltissimi produttori hanno aderito subito con entusiasmo, segno che era un momento che mancava al territorio e che vuole diventare un appuntamento fisso all’interno dell’agenda delle manifestazioni vinicole italiane” ha esordito Alessio Durazzi, Direttore del Consorzio, durante l’apertura dell’incontro che si è tenuto al mattino presso il Teatro Castagnoli, davanti ad autorità locali, produttori e giornalisti giunti da tutta Italia.
Dopo i saluti del Sindaco Francesco Marchi, che ha ricordato l’importanza di questo vino per l’economia dell’intero territorio di Scansano e della Maremma, è stato il presidente del Consorzio Rossano Teglielli a ripercorrere alcuni dei momenti salienti che hanno contraddistinto la nascita ufficiale della denominazione nel 1978.
“Negli anni ’70, nonostante vivessimo un periodo di grande contrapposizione ideologica e di forti divisioni, tutto il territorio si unì con forza nel desiderio di veder nascere l’attuale denominazione. Tutti ebbero un ruolo fondamentale, tutti collaborarono, a partire dal sindaco di allora, Romualdo Cinelli”. Nel 1974, ha ricordato ancora il Presidente, fu elaborato quell’importante lavoro di perimetrazione dei confini della denominazione, tuttora in essere e che risultò “fondamentale per evitare successivi ampliamenti che avrebbero snaturato l’identità originaria di questo vino”. Nell’aprile del 1975 furono presentati al Ministero competente tutti i documenti necessari e l’anno successivo, nello stesso teatro dove ora si ricordano quegli avvenimenti 40 anni dopo, un’audizione pubblica approvò all’unanimità l’arrivo della DOC, ufficializzata nel 1978.
Oggi, il Morellino di Scansano rappresenta la denominazione di riferimento del sud della Toscana: 1.500 ettari di vigneto, oltre 360 produttori e 7 comuni – Scansano, Campagnatico, Grosseto, Magliano in Toscana, Manciano, Roccalbegna e Semproniano – legati alla produzione di un vino che ogni anno si presenta sul mercato con circa 10 milioni di bottiglie, il 25% delle quali varca i confini nazionali per finire sugli scaffali di enoteche e ristoranti soprattutto di Stati Uniti e Germania. “Molte aziende si sono potute consolidare in questi anni e tutto il comparto è cresciuto, segno che la denominazione ha creato una possibilità di reddito” ha sottolineato ancora Teglielli.
Guardando al futuro e agli obiettivi da perseguire, una delle chiavi fondamentali da utilizzare da parte di tutto il territorio è quella che porta il nome di turismo. “Siamo estremamente fortunati, perché se il vino è espressione di arte e cultura noi offriamo molto di tutto questo all’interno di questa denominazione. Ma sappiamo che c’è molto da fare, perché non tutti sanno dov’è la Maremma e quindi sarà fondamentale il gioco di squadra con le altre denominazioni di questo territorio per intraprendere un percorso comune, pur mantenendo ognuno le proprie peculiarità”.
E a proposito di turismo, è stato Carlo Giovanni Pietrasanta, per molti anni ai vertici del Movimento Turismo del Vino sia livello lombardo che nazionale, nonché vignaiolo a San Colombano al Lambro in provincia di Milano, a mostrare con il suo intervento alcune delle armi a disposizione per chi vuole oggi investire nel turismo enoico: “La legge sull’enoturismo c’è, votata all’interno della legge di bilancio il 27 dicembre 2017 e ora consente alle aziende agricole di poter fare vera attività enoturistica alla luce del sole”. Ma oltre allo strumento giuridico servono passione ed empatia, ha evidenziato Pietrasanta: “Se noi riusciamo a raccontare la fatica che ci mettiamo in quello facciamo, riusciremo a conquistare gli appassionati e a farli innamorare del nostro vino e del nostro territorio. Ci sono molte più persone di quello che immaginiamo che vogliono vivere in prima persona l’esperienza della vendemmia, della potatura e della vinificazione. Bisogna saperle accompagnare”.