Questioni di donne

Non c’è certo bisogno dell’8 marzo per parlare di donne. Gli argomenti sono talmente tanti che sembra di giocare una partita di Mikado. Da quale partire? Perché non dal fatto che siamo state imbrogliate? «Sai che novità!», direte voi, ma io non mi riferisco né a tutti quelli che vi hanno professato amore eterno solo per portarvi a letto e voi ci siete cascate, né alla commessa di quella profumeria che è riuscita a farvi spendere più di cento euro per una crema antirughe a suo dire miracolosa,  che, naturalmente, non vi è servita a niente. Piuttosto, mi riferisco a un piccolo particolare a cui molte di noi sicuramente non ha fatto caso: oggi, a 40 anni ne dimostriamo 30, ma i nostri ovuli no. E a 40 anni un ovulo fa una certa fatica a diventare un bambino, mentre noi, invece, ventenni di spirito ma in un corpo da quaranta (o quasi), continuiamo a fare le donne in carriera o a pensare che «tanto c’è tempo». Chi non si è fatta imbrogliare, a trent’anni ha iniziato ad organizzarsi per avere una famiglia e dei figli. Manovre astutissime, perché la cosa più difficile non è tanto la dolce attesa, quanto trovare marito o farsi sposare dall’eterno fidanzato. Chi si è fatta imbrogliare, invece, grida vendetta per essere una “childless per caso”, cioè una senza figli senza averlo mai scelto davvero.

Le cose si complicano, invece, se sei una “childless per scelta”. Sì, perché nell’ormai lungo (anche se non abbastanza) elenco delle libertà femminili, il non volere figli resta ancora una delle scelte più socialmente riprovevoli. Spiegare al mondo che stai benissimo senza pannoloni da cambiare e pappette da scaldare è sicuramente faticoso. Certo, c’è da ammettere un certo egoismo (oppure una sincera autoanalisi di mancanza di vocazione materna), ma di sicuro non sei un mostro senza cuore.

Che il senso materno possa non esistere, credo che ognuno di noi ne abbia avuto prova e possa citare qualche aneddoto. Quanto alla voglia di dire “no” al grande dono della procreazione che Dio ci ha fatto, beh, credo che rientri, appunto, nelle nostre libertà.

A 34 anni, 0 matrimoni, 0 figli, 1 futuro marito, posso dire che poi ci sono anche quelle donne che non rientrano né tra le childless per caso, né tra le husbandless per caso. C’è chi arriva oltre i 30 senza marito perché al matrimonio ci crede veramente e i casi della vita hanno voluto che il principe azzurro si facesse cercare come un ago in un pagliaio. C’è chi passa i 30 anni senza figli con la consapevolezza dell’orologio biologico che ogni secondo che passa accorcia il count down, ma è altrettanto consapevole che un figlio è qualcosa che va fatto non per autogratificazione o per “sentirsi complete” ( e poi, complete di cosa?), ma per amore e lo farà quando si sentirà abbastanza soddisfatta di sè e della sua vita da poter rinunciare a moltissime cose per suo figlio senza incolparlo di questo. Lo farà, lo faremo. Magari ne faremo tanti di “mini-noi”, con la consapevolezza che dopo i trenta è sicuramente più dura, dal concepimento alla crescita,  e sia per tornare in forma, sia per gestire la nostra vita, che anche senza un figlio andava bene, ma con, sicuramente, ha un sapore diverso, positivamente più intenso.

Quello che non ci aspettavamo, care lettrici e cari lettori, è che adesso fossero gli uomini a non volere figli. E non parlo mica dei ventenni. Nossignori, parlo dei trentenni, ultra trentenni e quarantenni single e non. Ora sembra che l’ansia di prestazione gli sia venuta anche per questo. Ne conosco un campionario eterogeneo. C’è quello che dice che non ha voglia di limitare la sua libertà, che ti guarda negli occhi e ti dice «Amore, ma non stiamo tanto bene così? Io e te da soli?». C’è quello che si scusa dicendo che lavora troppo, e che non avrebbe tempo per badare anche a un bambino, ne ha già abbastanza dei suoi clienti. Ci sono poi i separati e divorziati, con ex moglie e figli a carico, che si fidanzano con venti o trentenni e mettono subito in chiaro la cosa: «Non voglio altri figli, ne ho già abbastanza di quelli che ho». E poi piangono quando lei li lascia perché, mossa dallo spirito da Candy Candy che è insito più o meno in ogni donna, inizialmente pensava che la sua fosse solo una frase dei primi tempi e che poi avrebbe cambiato idea. Dopo qualche anno lui quell’idea non l’ha cambiata, ti ha fatto passare week-end e vacanze con i suoi figli, ti ha elogiato come mamma in prestito, ma per il resto non ci sente. E così lo pianti in asso, disperato, sperando che il prossimo della lista non sia della stessa specie.

(questo mio articolo è apparso su Trentinomese, marzo 2010)

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Commenti

    • MM
    • 19 Aprile 2010

    tutto vero, ma ci sono anche quegli uomini che pare che senza un figlio non possano vivere, che trascorrono le giornate coi pargoli degli amici trasformandosi in giostre con le gambe, che hanno con questi bimbi una pazienza fuori dal comune… e tu, che i bimbi non li hai mai amati molto, dopo un po’ di anni, sentendo il famoso orologino che fa tic tac, pensi: come negare all’uomo che amo una tale gioia? va bene, l’istinto materno verrà fuori anche a me, perché no dunque? facciamolo sto figlio! e all’improvviso… tu sei perdutamente innamorata dell’esserino e la tua vita non è più e non sarà mai più la stessa (e nemmeno il corpo!) e lui scopre che lo sci e gli amici sono davvero troppo importanti per poterci rinunciare! e poi “amore, la sera lo sai che c’è Top Gear su Discovery Channel… e poi sono stanco morto, devo rilassarmi un po’ davanti alla tv”. Che dire? gli ho piazzato una tata a carico e confido negli anni a venire. Prima o poi il pargolo imparerà a sciare e guarderà Top Gear col babbo. A quel punto io mi farò un paio di tette nuove, sempre a carico. Grazie al cielo il pargolo è talmente bello (oggettivamente bello!!!) che ogni volta che lo guardo e mi sorride, penso che ne valeva e ne vale sempre la pena

  1. MM, ti adoro

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