Perché il re della Franciacorta lancia due nuovi vini fermi?

Chi conosce bene Ca’ del Bosco sa che nel ventaglio della sua produzione da sempre ci sono anche vini fermi, su cui spicca il Maurizio Zanella, un rosso di alta gamma da veri intenditori. Ma certo non ti aspetti che, in un momento in cui il loro Franciacorta va a ruba tanto che il direttore commerciale Dante Bonacina esulta per l’abbondante vendemmia di qualità in corso in questi giorni, Ca’ del Bosco non lanci due nuove etichette di bollicine, ma piuttosto due vini fermi, un rosso e un bianco.

«È il nostro modo di ribadire il nostro carattere di vigneron», spiega Maurizio Zanella, fondatore e presidente della realtà più rappresentativa della Franciacorta e uno dei simboli del metodo classico made in Italy.

Corte del Lupo, questo il nome dei due nuovi vini, è un riferimento alla zona in cui vengono coltivate le vigne che danno vita a queste due etichette: la strada che porta da Erbusco a Ca’ del Bosco, infatti, un tempo veniva denominata Valle del Lupo. Un lupo simbolo di astuzia, fedeltà e intelligenza, ma soprattutto custode del territorio e di questa cantina. Da sempre. Il termine corte, invece, richiama alla mente il Medioevo e quell’unità economico-agraria comprendente un fondo prevalente e più fondi dipendenti, esattamente come il sistema di moderno chateauz di Ca’ del Bosco, che ne raccoglie lo spirito e lo reinterpreta.

Maurizio Zanella e io con Antares e Himalaya, i due bellissimi lupi testimonial di Corte dei Lupo

Ed ecco qui quindi Corte del Lupo Bianco Doc 2017, 80% Chardonnay e 20% Pinot Bianco, Curtefranca Bianco Doc che sostituisce il precedente e fa passare la produzione da 110mila bottiglie a 40mila, che con l’annata 2018 arriveranno al regime ottimane di 60mila. Fragranza del frutto ed eleganza, mineralità e piacevolezza, per un bianco che fa sei mesi di affinamento sui lieviti e al pubblico va a 26 euro circa. Poi c’è il Corte del Lupo Rosso Doc 2016 (23 euro), 38% Merlot, 33% Cabernet Sauvignon, 22% Cabernet Franc e 7% Camenere, 80mila bottiglie contro le precedenti 120mila del precedente Curtefranca Rosso di Ca’ del Bosco, un concentrato di frutti rossi ed erbe aromatiche, giovane ma promettente, che affina 21 mesi in legno e acciaio, da riassaggiare tra qualche anno oltre che da bere adesso, fresco e persino perfetto con piatti di pesce come il King Crab alla catalana proposto nell’anteprima alla stampa di ieri e firmato Langosteria.

«Abbiamo abbassato le quantità per privilegiare la qualità, cosa che ribadiamo anche con una distribuzione selettiva, a ristoranti di livello ed enoteche selezionate. Il pubblico non lo troverà quindi nella grande distribuzione, se non da Esselunga», fa sapere Bonacina.

Ma ieri è stata anche l’occasione di vedere all’opera una parte della nuova e futuristica cantina che dovrebbe essere pronta per il taglio del nastro a fine maggio 2019 (anno in cui Ca’ del Bosco potrà fare la sua prima vendemmia certificata biologica), in particolare la famosa spa del grappolo, uno degli elementi chiave del metodo Ca’ del Bosco, una sorta di idromassaggio in quattro fasi (prelavaggio, lavaggio, risciacquo e asciugatura ad aria). «Un passaggio fondamentale – spiega Stefano Capelli – perché elimina molte impurità e ci consente di lavorare senza aggiunta di solfiti».

E sempre ieri, c’è stata la preview della nuova annata dell’Annamaria Clementi 2009, seconda annata Pas Dosé dell’etichetta di punta dell’azienda: rispetto al 2008, il 2009 sembra decisamente un vino più equilibrato, elegante e intenso, complesso, ricco ma anche bevibilissimo, in pieno stile AMC.

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