My Ladies Rock, l’emancipazione femminile ai tempi del Rock

Non c’è nessun amore, nessuna relazione e nemmeno nessun lavoro che siano giusti se non ti lasciano la libertà di esprimerti e non portano rispetto per quello che sei e che dai.

Lo ho sempre saputo, ma ogni tanto capita che me lo dimentichi, e il merito di avermelo ricordato va al balletto My Ladies Rock, a cui ho assistito ieri in anteprima nazionale al Festival dei Due Mondi di Spoleto, sostenuto da Monini, i grandi produttori di olio che qui hanno ll’head quarter della loro attività e che da anni affiancano la loro attività imprenditoriale a quella mecenati.

Al centro del balletto, che sostiene visivamente una narrazione in cui la forza sta anche nelle parole della voce narrante oltre che nella scelta musicale, c’è un messaggio da ricordare tutti i giorni: le figure femminili delle Ladies Rock sono uno dei simboli più forti della lotta all’emancipazione femminile, una battaglia che non ebbero altra scelta di condurre se non “osando” per affermare la propria immagine e cercare di ottenere dignità, libertà e il diritto al proprio ruolo. Le donne del Rock hanno fatto molto di più che dare la propria interpretazione a un genere musciale: hanno scosso le società occidentali con rabbia e coraggio, facendo esplodere le costrizioni di genere, ormai troppo strette. Anche a loro dobbiamo quello che abbiamo oggi.

Lo spettacolo della Compagnia Jean-Claude Gallotta, coreografo di Grenoble considerato uno dei massimi esponenti della nouvelle danse francese, prende il via con un brano di Wanda Jackson per proseguire con Lee Brenda, Marianne Faithfull e la drammatica Sister morphine (ripresa più tardi dai Rolling Stones), Aneta Franklyn con Baby I love you (dove Gallotta rintroduce il duetto), la bandiera del rock gotico Nico con la dolce My funny Valentine, Lizzy Mercier Descloux con One for the soul e Laurie Anderson, già compagna di Lou Reed, con la struggente Love among the sailor. C’è spazio, e non poteva essere diversamente, per l’immensa Janis Joplin con Me and Bobby McGee (sul fondale compare una delle frasi più significative “Libertà è soltanto un’altra parola, che vuol dire non aver niente da perdere, niente, intendo niente, se non è gratuito, dolcezza”), per l’impegno sociale contro la guerra di Joan Baez con Swing low, swing charriot, la ‘rocciosa’ Nina Hagen con Dread love, Betty Davis con Anto love song, l’intramontabile Because the night di Patty Smith mentre il gran finale è sulle note di Proud Mary per la versione di Ike e Tina Turner.

«Abbiamo deciso di sposare anche quest’anno il tema della danza e, contemporaneamente, di dare attenzione alla questione della parità di genere – afferma Maria Flora Monini, direttore immagine, comunicazione e relazioni esterne di Monini Spa e presidente della Fondazione Monini -. La scelta di Jean-Claude Gallotta di focalizzarsi sulle protagoniste femminili di un mondo di uomini come quello del Rock è coraggiosa e drammaticamente attuale. Come donna e imprenditrice credo sia un messaggio forte da far arrivare al pubblico».

Osa, rischia, sogna. Con dignità, orgoglio e passione. Questo il messaggio più forte che mi sono portata a casa da My Ladies Rock.

Che poi anche il wine e il food siano simboli moderni dell’emancipazione femminile, ve lo dico da un po’ (e se non ve lo ricordate, leggete qui).

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