La verità, vi prego, sulle merendine

La varietà e la moderazione sono, come sempre, la cosa migliore. E forse anche una torta fatta in casa, oppure, una fetta di pane e salame o pane burro e marmellata. Ma chi non ha voglia, una volta ogni tanto, anche di una golosa merendina che, oggi, diciamolo, spesso è prodotta con un occhio di riguardo alla salute? Non parliamo dei bambini, poi, che ne vanno ghiotti: girelle, tegolini, flauti, gocciole, fiesta, crostatine… Loro, le merendine appunto, sono da sempre additate come le principali cause di obesità dei bambini, ma uno studio diffuso in data odierna pare confutare questa tesi.

A quanto pare, si mangiano più merendine al nord, area con la più alta percentuale di bambini (e adulti) normopeso. I consumi scendono al Sud, dove paradossalmente assistiamo ai più alti tassi di sovrappeso e obesità. È quanto emerge incrociando i dati IRI sui consumi di prodotti da forno con i livelli di sovrappeso e obesità nel Paese (Okkio alla salute, Passi, Istat). Scopriamo che nel Nord d’Italia si toccano i consumi più alti di merendine (2,2 kg pro capite annui) e i più bassi livelli di sovrappeso e obesità infantile (24,7%).  Mentre al Sud avviene l’inverso: la somma di obesità e sovrappeso infantili arrivano al 37,8% e i consumi di merendine scendono a 1,6 kg pro capite annui. Attività fisica ed educazione alimentare le variabili chiave. L’ago della bilancia sale infatti dove diminuisce la propensione a fare sport, a mangiare ogni giorno frutta e verdura e a consumare una merenda di metà mattina adeguata.

dati consumi merendine italia 2016

Scopriamo,  leggendo i risultati di un’analisi realizzata dal sito www.merendineitaliane.it , da anni la voce di Aidepi – Associazione industrie del dolce e della pasta italiane – che nelle regioni del Nord, dove i livelli di sovrappeso e obesità dei bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni sono più bassi (24,7%), secondo i dati Okkio alla Salute 2014,  si registrano i livelli più alti di consumi di merendine (2,2 kg pro capite annui), al Centro si trovano livelli medi di entrambi gli indicatori (30,6% sovrappeso/obesità e 2,1 kg pro capite) mentre al Sud e nelle Isole l’indice di sovrappeso e obesità dei più piccoli  sale al 37,8% (+25% media nazionale) e i consumi di merendine invece scendono a 1,6 kg pro capite annui (-20%  della media nazionale e -27% rispetto al Nord).  

I dati inerenti la popolazione adulta rilevati dal sistema si sorveglianza Passi confermano la stessa tendenza: le regioni  (Campania, Basilicata, Sicilia, Molise e Puglia) con il maggior numero di italiani in eccesso ponderale (circa 1 su 2) registrano tutte i più bassi livelli di gradimento per le merendine, sempre al di sotto della media nazionale.

Scorrendo i dati dell’indagine Okkio alla salute, abbiamo modo di scoprire quali sono le abitudini alimentari dei bambini e come influiscono su sovrappeso e obesità. Partendo dal consumo di una merenda di metà mattina adeguata, vediamo che anche questo dato conferma un trend virtuoso al Nord che s’inverte procedendo verso il Sud d’Italia: nelle regioni settentrionali il 54% dei bambini consuma una merenda adeguata, al Sud solo 3 bambini su 10 lo fanno.

Lo stesso discorso vale anche per lo sport: degli oltre 2,2 milioni di bambini tra i 6 e i 10 anni che praticano uno sport o fanno attività fisica (Istat), la maggiore concentrazione si trova nelle regioni con bambini più magri e in salute e dove il consumo di merendine è più alto. Al contrario, dove i bambini sono più sovrappeso si registrano i livelli più bassi di pratica sportiva e di abitudine al movimento. Ma anche i consumi di merendine più bassi. Basta vedere questi 3 numeri: nel Nord – sempre secondo i dati Istat – fa movimento o sport il 70% del campione, mentre nel Sud e nelle Isole si crolla, addirittura, al 45%.

Un dato che emerge anche dalla sorveglianza Passi, secondo cui le regioni del Sud si confermano quelle con il maggior numero di sedentari: Basilicata al primo posto con il 65% di sedentari, seguita da Calabria (48,2%), Campania (46%), Sicilia (43,4%), Puglia (40,9%). Le regioni con meno sedentari sono le province autonome di Bolzano (9%) e Trento (16,7%), seguite da Friuli Venezia Giulia (20,7%) e Lombardia (21,1%)

Entrando più nello specifico, questi dati sono confermati dall’Indagine Okkio alla salute: i bambini che praticano un’attività sportiva almeno 3 volte a settimana sono molto più numerosi nelle regioni del Nord (54,4%), rispetto al Sud (41,7%).

Stesso modello – a riprova di una tendenza che non può essere casuale – anche se guardiamo al consumo di frutta e/o verdura tutti i giorni: nel nord riguarda circa l’80% dei bambini (sempre secondo i dati “Okkio alla salute” dell’ISS) con una punta d’eccellenza in Trentino dove si arriva all’86%. Nel Sud del Paese le percentuali scendono drasticamente. Il picco negativo in Calabria con il 63,5%. Anche il sistema di sorveglianza Passi sembra riflettere lo stesso andamento prendendo in considerazione la popolazione adulta: per quanto concerne il consumo quotidiano di frutta e verdura, ritroviamo le regioni del nord più virtuose, con in testa la Liguria, la provincia autonoma di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Le regioni del sud fanalino di coda nella classifica, con l’unica eccezione della Sardegna.

consumo-merendine-2016

Oltre al livello di attività sportiva e la propensione al movimento, un altro fattore che sembra avere una relazione diretta con i livelli di obesità di bambini e ragazzi sembra essere il reddito familiare. Andando ad analizzare i dati vediamo che nel Nord Italia i redditi più alti (circa 20 mila euro) corrispondono al 24,7% di sovrappeso/obesità; nel Centro 18,7 mila euro di reddito e 30,6% di sovrappeso e obesità; mentre al Sud e nelle Isole, dove il reddito crolla (13,2 mila euro), cresce al massimo (37,8%) l’obesità dei ragazzi (dati reddito medio: Istat).

Abbiamo visto quanto lo sport incida sui livelli di obesità e sovrappeso nei bambini. A fare da sponda all’attività fisica, c’è l’indicazione sul tempo trascorso davanti alla tv. Prendendo come esempio la Campania, regione con il più alto numero di bambini con problemi di peso, vediamo che il 51,7% dei bambini trascorre più di 2 ore davanti a tv e videogiochi (dati Okkio alla Salute 2014) contro il 35% della media nazionale. Di contro, in Lombardia, l’altra regione presa a modello, si scende al 28,2%.

Analizzando le altre regioni si confermano più virtuose quelle del nord: in Trentino Alto-Adige e in Valle d’Aosta – in assoluto le regioni con la minore percentuale di piccoli con problemi di peso – il dato crolla intorno al 18%. Se invece ci spostiamo nelle regioni prime in classifica per obesità e sovrappeso il tempo trascorso davanti alla tv torna a salire: il 51% dei bambini in Calabria e il 43,8% in Molise, trascorrono più di due ore al giorno davanti a film e cartoni.

A completare il quadro il dato sulla tv in camera: presente nel 73% dei casi in Campania, contro il 42% della media nazionale e il 33,1% della Lombardia. Un’indicazione che si lega direttamente al tempo che i bambini trascorrono davanti alla tv, assente in molte camere di bambini residenti al nord (il dato crolla al 12,8% nella Provincia Autonoma di Bolzano e al 17,3% in Veneto) e, di contro, molto più presente al sud (oltre il 50% in Sicilia, Puglia e Calabria).

Abbiamo indagato anche un altro fattore. Quanto incide il comportamento dei genitori sulle abitudini dei figli? Molto, a giudicare dai risultati di diverse indagini. Scorrendo le conclusioni del report Istat 2015 “Aspetti della vita quotidiana” appare evidente che il ruolo della famiglia sia determinante nella propensione ad assumere comportamenti a rischio. Vediamo, ad esempio, che è forte l’associazione tra l’eccesso di peso dei genitori e quello dei figli. In particolare, se entrambi i genitori sono in eccesso di peso la percentuale di giovani nella stessa condizione è del 30,6% mentre scende al 16,3% quando entrambi i genitori sono normopeso. Anche la propensione a fare sport sembra essere influenzata dal nucleo familiare di appartenenza. La percentuale di figli tra 3 e 24 anni che praticano sport è dell’83% se entrambi i genitori sono sportivi, del 68% se solo uno dei due lo è, mentre scende al 44% se nessuno dei genitori svolge dell’attività fisica.

IL CASO  DELLA LOMBARDIA: MERENDINE E POPOLAZIONE IN FORMA

Tornando alla correlazione tra sovrappeso e dati di consumo di prodotti da forno (le nostre merendine italiane), la regione italiana che ha il comportamento più virtuoso, da questo punto di vista, è la Lombardia.

Qui si toccano consumi pro capite di merendine (2,56 kg) tra i più alti d’Italia. Eppure il livello di sovrappeso/obesità nei bambini sono ai minimi, circa il 24%, (fonte: indagine Okkio alla Salute) così come accade per gli adulti: secondo il sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), risultano obesi e sovrappeso circa il 37% degli abitanti , al di sotto della media nazionale (42%).

Bene anche Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte che, pur presentando livelli di consumo di merendine superiori rispetto alla media nazionale (circa 2 kg a testa l’anno), si collocano a livelli di sovrappeso e obesità  tra i più bassi in assoluto (la percentuale di bambini in sovrappeso oscilla tra il 14 e il 18% e di bambini obesi tra il 3 e il 6%, mentre gli adulti obesi o sovrappeso si fermano intorno al 36%).

IN CAMPANIA CONSUMI DI MERENDINE AL MINIMO E ALTO IL NUMERO DI BAMBINI (E ADULTI) UN PO’ TROPPO PIGRI E CON PROBLEMI DI PESO

Interessanti, come controprova in negativo, i dati relativi alla Campania. Qui troviamo i livelli di sovrappeso/obesità più alti in assoluto registrati in Italia: il 52% degli adulti e il 47,8% dei bambini  (il 28,6%  dei piccoli  è in sovrappeso, il 13,7% obeso e il 5,5%  gravemente obeso), rispettivamente secondo i dati Passi e Okkio alla Salute, ma scopriamo che questo accade nonostante in questa regione si registrino i consumi più bassi in assoluto di merendine (1,34 Kg pro capite annui).

E non si tratta di un caso isolato: tutte e sei le regioni con obesità infantile superiore al 37% (Campania, Sicilia, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria) registrano livelli di gradimento per le merendine inferiori  alla media nazionale.

Andando a vedere, invece, il dato sullo sport, vediamo che la Campania figura tra le regioni fanalino di coda anche per la pratica di attività fisica regolare (almeno 3 volte la settimana): solo 4  bambini su 10  rientrano in questa categoria, contro il 72% dei bambini del Trentino per esempio. Peggio fanno solo i giovani pugliesi (38,8%) e della Basilicata (33,3%).

TUTTO SULLE MERENDINE

Lo dice la parola stessa: una merendina è una piccola merenda. Le merendine vanno dalle 110 kcal delle più semplici fino alle 180-200 kcal delle più ricche e coprono in media tra il 6 e il 7% della quantità di energia raccomandata ogni giorno a bambini e ragazzi. Una merendina quindi permette di rifornire l’organismo della piccola quantità di energia che gli serve per arrivare ai pasti principali con un senso di sazietà adeguato.

MERENDINE: LE “EREDI” DELLA TORTA DELLA NONNA?

Sono un alimento tipico del mercato italiano, profondamente connaturate con la tradizione dolciaria e familiare di casa nostra. In nessun altro Paese europeo esistono prodotti definiti allo stesso modo, proprio perché lo stesso concetto di merenda è una prerogativa che contraddistingue l’alimentazione dell’Italia e dei Paesi mediterranei, in contrapposizione con lo “snacking”, tipico delle nazioni anglosassoni, dove si è soliti mangiare spesso, a tutte le ore, e prevalentemente fuori casa.

Le merendine italiane, in confezione monodose, nascono per fornire un’alternativa pratica, igienica e gustosa ai prodotti  consumati tradizionalmente per merenda o per colazione. Secondo la tipologia dell’impasto base la maggior parte dei prodotti  si può suddividere sostanzialmente in tre categorie merceologiche nell’ambito delle quali  possono esistere evidentemente moltissime variabili tecnologiche:

merendine tipo brioche, a base di pandispagna e a base di pasta frolla.

Una categoria a parte è rappresentata dalle  “merendine refrigerate” costituite da una parte cotta in forno e una farcitura di crema di latte fresco pastorizzato  con o senza una eventuale copertura di cacao/cioccolato.

IL PROFILO NUTRIZIONALE: AMIDI E ZUCCHERI LE RENDONO ADATTE PER RICARICARSI A METÀ MATTINA O POMERIGGIO

Dal punto di vista nutrizionale i carboidrati, presenti nelle merendine sotto forma di amidi e zuccheri, sono in maggioranza (20 grammi ca). Vengono dalla farina di cereali, dalla frutta, dallo zucchero. Ma non mancano anche piccole quantità di proteine (3 grammi ca) derivanti dalle uova e dal latte e di grassi (7 grammi circa di cui solo 3 grammi di grassi saturi). In funzione degli ingredienti usati e della ricetta, nelle merendine possono essere presenti anche quantità significative di ferro, calcio, vitamine BI,B2, A, E e fibra.

“Il consumo di una merendina, opportunamente inserita in un piano alimentare giornaliero, contribuisce a mantenere costante la glicemia e, in tal modo, migliora il livello di attenzione, favorendo le prestazioni scolastiche e sportive – commenta Michelangelo Giampietro, nutrizionista e medico dello sportInfatti i carboidrati di rapida e lenta utilizzazione (amido e zucchero)  compensano le richieste di energia che servono al cervello e ai muscoli per ricaricarsi nei momenti critici della giornata,  come a metà mattina e di pomeriggio.”

L’ETICHETTA NUTRIZIONALE VOLONTARIA

L’etichetta nutrizionale sarà obbligatoria dal 13 dicembre 2016 per tutti i prodotti alimentari. Ma sulle confezioni delle merendine è già presente grazie all’iniziativa volontaria delle aziende produttrici. È uno strumento prezioso perché aiuta a compiere scelte più consapevoli e mirate alle nostre esigenze. Si tratta di una tabella in cui sono indicati in modo chiaro e leggibile la quantità di energia (calorie) fornita da una merendina, il suo peso e i grammi di proteine, carboidrati e grassi presenti. Si possono trovare inoltre l’indicazione della quantità di acidi grassi saturi, di zuccheri semplici, di fibre alimentari e di sale e il contributo energetico che la singola merendina fornisce rispetto al fabbisogno medio raccomandato. Vitamine e minerali vengono segnalati solo se sono presenti in quantità significativa rispetto al fabbisogno giornaliero.

FARINA, ZUCCHERO, BURRO, MARMELLATA: COSA C’È DENTRO UNA MERENDINA?

Gli ingredienti che si utilizzano per le merendine non sono poi così diversi da quelli che si utilizzano per fare un dolce a casa: farina, zucchero, burro, olio, marmellata, cacao, ecc. Sull’etichetta sono indicati in ordine decrescente. Talvolta si possono trovare ingredienti meno comuni che l’industria usa per migliorare la resa delle proprie ricette: ad esempio, le proteine del siero del latte impiegate per migliorare le caratteristiche strutturali dell’impasto, lo sciroppo di glucosio e il lattosio. In fondo all’elenco, perché presenti in piccolissime quantità, ci sono gli additivi con la descrizione della loro funzione antiossidante, emulsionante, addensante, lievitante e così via. Ne sono un esempio i mono e digliceridi degli acidi grassi alimentari, la lecitina di soia o l’acido ascorbico. Tutte le sostanze aggiunte (è questo è il senso del termine additivi) utilizzate dall’industria per la preparazione delle merendine sono sostanze autorizzate e sicure. La maggior parte di esse è largamente presente in natura.

COME SI FA UNA MERENDINA E PERCHÉ DURA PIÙ A LUNGO DI UNA TORTA PREPARATA IN CASA

Il modo di procedere non è così lontano da quello che usiamo in cucina per fare un dolce cotto in forno, ma i mezzi che l’industria ha a disposizione sono enormemente più avanzati, sicuri e precisi. Il risultato finale in termini di grado di cottura, morbidezza, gusto e aspetto deve essere infatti sempre lo stesso, quello che il consumatore si aspetta di trovare da quel prodotto. Se il nostro dolce quindi, nel bene e nel male, secondo le nostre capacità culinarie, sarà sempre unico e non perfettamente ripetibile, quello dell’industria invece è volutamente standardizzato.

Una domanda che spesso ci si pone è: perché una merendina prodotta dall’industria dura di più di una torta fatta in casa?

Per rispondere a questa domanda coinvolgiamo il prof. Franco Antoniazzi, tecnologo alimentare:

“Una merendina dura di più per numerosi motivi: dall’impasto di base, per il quale vengono scelti ingredienti ad hoc, al processo, dove l’industria mostra le sue capacità tecnologiche. Prendiamo il pane per esempio: se noi utilizziamo il lievito di birra in poco tempo tenderà ad indurirsi, mentre utilizzando il lievito naturale rimarrà molto più morbido e mangiabile nel tempo. La stesso fenomeno vale per le merendine. Molto importante è poi il confezionamento: nell’industria alimentare, nella fase post cottura in forno, viene infatti applicata la stessa tecnologia utilizzata nell’industria farmaceutica, dove non ci può essere alcun inquinamento, quindi le nostre merendine vengono confezionate in locali igienicamente ineccepibili ed anche questo aspetto è molto importante per garantire una maggiore durata al prodotto.”

MATERIE PRIME CONTROLLATE

Vengono scelte in base a requisiti severi di qualità e conservate a temperatura e atmosfera controllate per essere prelevate e dosate per l’impasto. Tutto avviene in modo automatizzato per ridurre al minimo le contaminazioni ambientali.

LIEVITAZIONE CHIMICA, FISICA E BIOLOGICA

È fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi dolce. Può essere chimica, fisica e biologica. Nelle merendine vengono usate tutte e tre, a volte in combinazione. La lievitazione chimica, con il bicarbonato o cremore, si utilizza per le merendine a base di pasta margherita e, insieme a quella fisica, per le merendine di pandispagna e pasta frolla. La lievitazione fisica è impiegata nella pasta paradiso, margherita e nel pandispagna, ma anche nella pasta frolla, nella pasta sfoglia e nella brisée. La lievitazione biologica, più complessa, è a base di pasta acida o lievito di birra ed è largamente utilizzata nelle merendine tipo pandorini, krapfen, croissant, e anche in quelle a base di pandispagna.

IMPASTO, COTTURA E PORZIONATURA

I robot industriali sostituendo le nostre mani impastano e modellano i prodotti, che poi vengono infornati a condizioni ottimali di umidità, temperatura e termoventilazione. Dopo la cottura, le merendine stazionano in camere sterili e climatizzate per essere raffreddate. Seguono il taglio in porzioni, la farcitura, l’eventuale copertura, inzuppatura e decorazione. Ciascuna merendina viene automaticamente porzionata secondo una grammatura predisposta, in base alla quale sarà elaborata l’etichetta nutrizionale che comparirà sulla confezione.

MERENDINE SEMPRE PIÙ SICURE: CHE COS’È L’HACCP

Come fanno le mamme ad essere sicure di dare ai propri figli un alimento fidato? È possibile grazie al sistema di controllo preventivo obbligatorio HACCP, che sta per Hazard Analysis Critical Control Point e cioè Analisi dei Rischi sui Punti Critici di Controllo. Si tratta di un piano di sorveglianza specifico per ogni prodotto, capace di identificare a priori gli eventuali pericoli e stabilire le procedure per prevenirli. Questo sistema rende inoltre possibile rintracciare in ogni momento, attraverso un numero stampigliato sulla confezione, il percorso della merendina che abbiamo scelto di acquistare. Possiamo così ricostruire la “storia” della nostra merendina lungo tutta la filiera produttiva: scoprire ad esempio la temperatura del forno in cui è stata cotta, oppure risalire fino allo stato di conservazione delle materie prime con cui è stata fabbricata.

 

FONTE

Aidepi Merendine Italiane
AIDEPI
Viale del Poggio Fiorito, 61
00144, Roma
www.aidepi.it

 

PS. Il titolo di questo post è un omaggio a uno dei miei libri preferiti, la cui copertina potete vederla qui sotto, mentre la poesia la leggete QUI.

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