Invito a cena con seduzione

Sabato 26 novembre è uscito Italie del Corriere della Sera, con un paio di mei articoli e il Dizionario delle Icone firmato da me. Alcuni di voi, visto che se lo sono perso, mi chiedono di poter vedere soprattutto l’articolo dedicato alla seduzione in cucina…

Eccovi accontentati. E per di più nella versione integrale, perché purtroppo per questioni di spazio sul Corriere è uscito un po’ tagliato 🙂 .

Ostriche, astice, aragosta, pesce crudo e poi il malizioso cioccolato. Sono questi gli ingredienti più comuni per chi con la cucina vuole sedurre senza correre tanti rischi. Se invece dei luoghi comuni ve ne infischiate bellamente e, anzi, l’originalità è il vostro mestiere, allora con le ricette tipiche italiane vi si apre un mondo da far impallidire Casanova (che invece ha sempre giocato facile con le ostriche).  Prendete, ad esempio, la cucina di montagna: alzi la mano chi non pensa che sia più conviviale che da tête-à-tête, più rustica che raffinata, più simpatica che sexy. Eppure, se vi si aggiunge quel pizzico di fantasia che ci vuole sempre, in cucina come in amore, anche le ricette d’alta quota come quelle trentine possono diventare delle armi di seduzione di massa senza eguali. In primis perché potrete godere dell’effetto sorpresa. Dove s’è mai visto che per far capitolare la propria preda si pensi di offrirle un bel canederlo? Peccato, perché invece è uno dei primi d’Italia più versatili che ci siano. Per questo il vero sciupafemmine declinato in senso culinario vi metterà nel piatto un canederlo fatto – invece che con luganega e formaggio – con i crostacei e una leggera salsa ai frutti di mare oppure vi proporrà la versione dolce, magari all’albicocca. Ma dobbiamo fare un passo indietro, perché nella filosofia dei seduttori alle prese con i fornelli ci sono due scuole di pensiero: c’è quello che opta per una cucina light per il timore di addormentarsi sul più bello e  quello invece che vuole un pieno di calorie perché si sa, dopo, la serata sarà intensa e richiederà molte energie. Il primo tipo, che definiremo il Dandy, rovistando nella dispensa trentina sfoggerà un fresco antipasto composto da carpaccio di carne salda con olio extravergine d’oliva del Garda (magari quello dell’Agraria di Riva, l’Uliva 111, perché se ve ne intendete capirete che per voi non ha proprio badato a spese) e un’abbondante spolverata di tartufo nero del Monte Baldo. A seguire, vi diletterà con una versione leggera di strangolapreti, fatti con spinaci e  ricotta d’alpeggio e poi serviti con burro artigianale della Val di Non e una bella grattugiata di Trentingrana. Come secondo, avrà girato tutto il Trentino per trovare i rarissimi gamberi di fiume, che cucinerà sbollentati e servirti tiepidi con una ratatouille di verdurine della Val di Gresta, l’orto biologico del Trentino (dimostrandovi così che tiene anche alla salubrità della vostra alimentazione). Gran finale, con gelato alla mela Golden, cialda croccante e frutti di bosco. Il vino del Dandy? Un Pinot Nero, dal setoso color porpora brillante, oppure un TrentoDoc, il metodo classico d’eccellenza made in Trentino. Il secondo genere di seduttore, che chiameremo  invece il Mascalzone, andrà giù pesante: aprirà le danze con una creme brulè di formaggio Vezzena e poi proseguirà con canederlotti al Puzzone di Moena, puré di patate viola della Valle dei Laghi con cotechino nostrano, e, dulcis in fundo, panna cotta con gelatina di uva fragola. Il vino sarà all’altezza delle portate: un Rebo per quelli che non badano all’etichetta, chi invece vi vorrà impressionare anche con la cantina, sfoggerà i blasonati San Leonardo di Guerrieri Gonzaga, Granato di Foradori, Fojaneghe di Bossi Fedrigotti.

E le donne? Premesso che da una gourmet la prima cosa che ci si deve aspettare è la spregiudicatezza, uno dei suoi menu ideali per prendervi per la gola potrebbe suonare suppergiù così: tortel di patate con dadolata di formaggio Casolet e culatello trentino (le raccomandazioni che ci vogliono per avere quello della macelleria Belli di Sopramonte è sinonimo del livello di impegno profuso per conquistarvi); finto raviolo di sedano rapa con ripieno di ricotta al miele di girasole e una spolverata di semi di papavero; asparagi di Zambana con uova di quaglia pochè e burro fuso. Poi calerà il jolly: cubo di rognone con riduzione di Vino Santo, passito autoctono da veri intenditori. Se fino a quel punto vi avrà inebriato con il rosso Teroldego vinificato con la tecnica dell’appassimento (lo produce solo Cantina Endrizzi e si chiama Gran Masetto), per il rognone ovviamente sceglierà un Vino Santo 1996, abbinamento ideale anche per il dolce: biscotti di farina gialla di Storo tuffati in uno zabaione aromatizzato con vaniglia di Tahiti, Messico e Madagascar. Pronti a farvi sedurre?

 

 

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Commenti

    • D.
    • 29 Novembre 2011

    sempre più fan

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