Girelli ai privati e via i vertici di La Vis. Ecco la ricetta della Cisl

La Cisl scende in campo e snocciola la sua ricette per uscire dall’empasse del vino trentino: regia della Provincia nel settore vino, via i manager responsabili della crisi della cantina La Vis, su Casa Girelli nessuna speculazione edilizia, piuttosto «torni in mani private», nuove regole nelle coop sul conflitto di interessi. Ma anche l’ipotesi che lavoratori e i pensionati trentini, in generale, possano scendere in piazza per una protesta pubblica corale mai vista prima.

Pomini (come scrive L’Adige), accompagnato dal segretario Fai (alimentaristi) Tiziano Faes e dal segretario Fisascat (commercio) Giovanni Agostini, ricorda che sono 600 gli addetti fissi nelle cantine sociali trentine, a cui vanno aggiunti le migliaia di stagionali. «La nostra preoccupazione parte dallo stato del settore: troppi debiti, un piano di rilancio come quello formulato da Pedron di fatto cassato per egoismi delle cantine, il ruolo pilatesco della Federazione nel caso La Vis». L’epicentro della crisi è la controllata commerciale di La Vis, Casa Girelli. «Se viene lasciata al suo destino, diventa la nostra Lehman» sostiene Pomini. Secondo il segretario Cisl «finché c’era la gestione privata, i bilanci non soffrivano. Da quando sono stati allontanati i Girelli, i conti sono andati in rosso: di 880 mila euro nel 2008, di 1,7 milioni nel 2009 e probabilmente anche quest’anno».

«In Casa Girelli – prosegue Pomini – ci sono 60 dipendenti da mesi senza guida. La rete commerciale è stata lasciata andare. I 690 mila euro di compensi agli amministratori sono stati scaricati sulla società ma portati come entrate in cantina, forse per sfruttare la fiscalità di vantaggio coop. Casa Girelli è un marchio ancora di prestigio, ma l’impressione è che sia destinata solo ad una speculazione edilizia sull’area. A questo punto chiediamo che torni in mani private. Oppure, come abbiamo detto l’altro giorno, la compri Dellai al posto di Maso Franch». L’analisi della Cisl si sposta poi sullo scenario più ampio. «A Dellai diciamo: non abbiamo intenzione di segare il ramo su cui siamo seduti, ma il fatto che l’Autonomia sia sotto tiro non può cancellare il diritto di critica». Da qui le proposte, a partire dalla regìa pubblica sul comparto vitivinicolo.

«Il sostegno della Provincia deve comportare che Piazza Dante detti le regole. Per salvare i posti di lavoro non servono solo soldi, ma soprattutto strategie». Un piano provinciale, quindi, con la partecipazione delle parti sociali, non solo la Cooperazione ma anche i sindacati. Caso La Vis: «Siamo rimasti allibiti alla notizia che venivano confermati i poteri al direttore. Chiediamo che gli amministratori responsabili vengano destinati ad altri incarichi. Secondo noi bisogna uscire dalla rincorsa concorrenziale tra le cantine e riportare al centro il territorio e la valorizzazione del vino trentino, non dei fiumi di prodotto acquistati in Veneto». Servono poi nuove regole nella cooperazione: «Limite ai mandati e al cumulo di cariche, soprattutto tra cantine e Casse rurali. Formazione per i manager ma anche per i soci, che hanno diritto ad essere informati». I dipendenti, ricordano Faes e Agostini, «stanno continuando a lavorare malgrado la sordità dei manager. Anzi, in questi giorni di conferimento sono lì 12-14 ore e non sanno se gli straordinari saranno pagati. Sono dieci giorni che abbiamo chiesto un incontro al commissario Zanoni, ma non ci ha risposto. Anche la Federazione è latitante. Ma lo spirito cooperativo si trova più tra gli operai che ai vertici».

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