Eataly apre a Genova e Farinetti salpa cantando Bella Ciao

Dal nostro inviato Luca Amodeo (Foto Luca Amodeo, Marialuisa Gatti)

GENOVA – Francesca mi ha chiesto qualche riga sull’inaugurazione del negozio Eataly di Genova (all’ultimo piano della palazzina Millo presso il Porto Antico) e sulla partenza per New York della barca a vela condotta dal navigatore Giovanni Soldini e dal “mercante” Oscar Farinetti. Volentieri rispondo all’invito, perché grazie a Geisha Gourmet ho potuto partecipare all’evento da vicino. Ma credo sia inutile copiaincollare i numerosi comunicati stampa in circolazione: li avete già letti o li leggerete sulla stampa cartacea e virtuale. Preferisco darvi alcune mie personali impressioni a caldo.

Amo Genova, la città della mia consorte: prima di tutto sono felice che l’emporio degli “alti cibi” occupi oggi spazi ampi e molto belli che, nel tempo passato, hanno visto fallire svariati tentativi di ristorazione. Conosco bene la proverbiale diffidenza dei genovesi e, se il buon giorno si vede dal mattino (una coda consistente e ininterrotta di persone fin dalle prime ore di apertura), Farinetti potrebbe aver azzeccato l’ennesimo colpo.

Qui poi Eataly gioca un asso supplementare: la posizione clamorosamente panoramica, che da sola meriterebbe una visita o, meglio, una sosta non affrettata.

In Liguria si mangia benissimo, per me lombardo è la cucina regionale del nord Italia più varia e gustosa: mi fa piacere osservare qui una speciale attenzione per i prodotti del territorio, che non sono solo pesto, focaccia e torta pasqualina – peraltro ben declinati nel buffet inaugurale…

Quel che più ho apprezzato della giornata, però, è stata l’eterogeneità dei presenti al taglio del nastro: c’erano – e va da sé – quasi tutti i partecipanti alla regata (li trovate qui: http://www.7mosse.it/), con la grande Lella Costa e il tenebroso Baricco; c’erano il presidente della Regione Claudio Burlando e il sindaco (la sindaco? La sindaca? La sindachessa?) Marta Vincenzi e c’era il sempreverde Gino Paoli, vicino a un prelato “normale” e a un prete fuori da ogni schema come don Andrea Gallo. E così, dopo la benedizione di Pasquetta, il figlio di partigiano Oscar Farinetti in fazzoletto tricolore ci ricorda che il 25 aprile 1945 Genova “si liberò da sola” e con don Gallo intona “Bella ciao”. Al singolare coro del laico miliardario e del religioso comunista non si uniscono tutti, ma tanti; qualcuno, pur essendo – per fortuna – ancora troppo giovane per aver vissuto la guerra, versa qualche lacrimone. Sì, io sono fra questi.

Nel pomeriggio la scena si sposta di qualche decina di metri, in calata Mandraccio. Vicino all’ormeggio della barca di “7 mosse per l’Italia” – che di battesimo di chiama “Elmo’s Fire”, ricordiamocelo – è allestito il palco per la conferenza stampa: in realtà è l’occasione per prolungare la festa prima dell’imbarco. Farinetti dichiara: “Senza la benedizione di don Gallo io non parto!”. Il Don trova sul libro la formula giusta dopo esilaranti tentativi: “Questa è per porti aeroporti e stazioni… non va bene. Questa per i treni… non va bene”.

Si ricanta “Bella ciao”, poi “Fischia il vento” con le chitarre e la fisa. Oscar (ormai tutti han preso confidenza) presenta l’equipaggio che dovrebbe raggiungere New York in quattro tappe il 2 giugno, festa della Repubblica, ma i venti in questa stagione non sono favorevoli.

Una sola domanda è concessa e sembra un assist per l’imprenditore: “Ma il rapporto qualità/prezzo dei prodotti che vendete?”. “Chiediti quale sia il rapporto qualità/prezzo di una giornata di parcheggio in aeroporto, che ti costa come minimo 25 euro, poi dimmi se non è meglio mangiare meno, ma meglio, spendendo il giusto”. Fine del dibattito.

Salta in barca Soldini, arrivano gli altri, ma Oscar resta a lungo sul palco a stappare e offrire Barolo praticamente a tutti. Qualche amico (?) commenta: “In America non ci arriva”. Finalmente sale anche il grande capo, sempre con il fazzoletto tricolore al collo, seguito da Daniel J. Winteler (presidente del gruppo Alpitour) e da Baricco.

La barca salpa alle 16 circa, con un mostruoso ritardo sui tempi preannunciati.

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