DRY Milano si sdoppia e fa storia (anche di architettura)

Fino agli anni ’70 bere e mangiare non erano attività separate. I ristoranti avevano sempre la funzione di bar, una caratteristica che si è progressivamente persa lasciando spazio alla specializzazione dei locali.

La seconda apertura di Dry Milano ha riconciliato queste due anime determinando un percepibile grado di empatia tra le diverse funzioni dello spazio. L’inserimento del bar a interrompere la navata centrale costringe gli ospiti a muoversi ad S: intrattenendo una relazione con ambienti diversi, che cambiano in relazione all’orario, alla quantità di persone, all’intensità della luce.

A differenza del primo Dry Milano – aperto solo alla sera nel 2013 in via Solferino, diventato subito una case history – questo nuovo Dry Milano infatti ha una “doppia anima” diurna e serale, e una collocazione ancora più versatile. Posto nel cuore di uno dei quartieri della nuova movida milanese, all’angolo tra viale Vittorio Veneto e via Manuzio, il progetto valorizza la duplice esposizione della location grazie a tredici vetrine e un dehors sui Bastioni.

Concept Architettonico
Il tema architettonico pone al centro la progettazione del rapporto con le persone. Come nella scelta di eliminare il filtro tra chi lavora e chi è servito: rompere l’idea del bancone del bar come un altare laico. Ne consegue una distribuzione dello spazio non gerarchica tra luogo del cliente e luogo dello staff.
Dry Milano è una pizzeria nella quale i codici estetici classici vengono sovvertiti: con il forno che non si vede, video di arte anziché di sport, una persistente disomogeneità tra funzioni e luoghi. E’ così che Vudafieri-Saverino Partners ridefiniscono i temi dell’accoglienza nel settore food&beverage, rielaborando il rapporto tra persone e servizi, estetica e funzione, segno e messaggio.

Filosofia di Cucina
Lo chef Andrea Berton inventa, ancora una volta, un tema food different, arricchendo la formula vincente del primo Dry Milano.
Cocktail, pizza gourmand, una varietà d’insalate, salumi e carni stagionate d’eccezione (come la bresaola di Panatti o il crudo a lenta stagionatura).
La zona bar, situata tra due cocktail station, è il fulcro del locale. La back station a vista consente agli ospiti di assistere alla finitura dei drink, costruiti con materie prime di grande qualità, creatività e tecnologia.

Anche in questo caso è possibile ordinare alcuni must del Dry, come il “French 75” o il “Corpse Reviver”, ma la vera novità sono i Signature, a base di vino e shrub (ingrediente home made ottenuto dalla fermentazione della frutta), per un basso contenuto alcolico e un altro grado di novità.

Una lista dei vini verticale, costruita attraverso una selezione di due soli vitigni: Pinot Nero e Riesling, è arricchita da spumanti, champagne e Crémant, oltre che da un Rosso e da un Bianco serviti al bicchiere.
Le proposte dei soft drink comprendono, invece, una vasta scelta di acque aromatizzate, ottenute attraverso i processi d’infusione ed estrazione a freddo.

Infine, una nota dolce. Un nuovo laboratorio di pasticceria affianca pizzeria e cucina. Una selezione di dessert completa la proposta di tradizionali gelati e sorbetti artigianali che hanno contribuito alla fama del Dry.

Dry Milano
Viale Vittorio Veneto 28, Milano
Cocktail Bar: 12:00 / 15:00 – 19:00 / 2:00
Pizzeria: 12:00 / 15:00 – 19:00 / 0.00
Chiuso la domenica
+39 02 63471564
hello.vv@drymilano.it

Foto di Nathalie Krag

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