Degustazione in compagnia di Elisa Mazzavillani (Vini Marta Valpiani)

 

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Elisa Mazzavillani

Il motto aziendale è Una cantina di sole Donne: in vigna dal 1999 Marta, in cantina dal 2009 la figlia Elisa Mazzavillani, giovane e appassionata winemaker che ci ha raccontato i suoi prodotti e quindi, inevitabilmente, anche un’ampia fetta della sua stessa vita. È dedicato alla memoria del padre Delio, per esempio, l’unico bianco della casa: il Delyus, originale – e azzeccato – blend di albana (60%), pignoletto e grechetto (20% ciascuno). «Non vendo vini che non siano pronti», dice, per questo ci fa assaggiare il 2010: «L’albana è un rosso albino», ci ricorda, «e il suo tannino ha bisogno di un po’ di tempo».

“Astemia redenta” (come il sottoscritto), di recente eletta delegata regionale dell’associazione Le Donne del Vino, Elisa nutre assoluta fiducia nel vitigno-simbolo della sua Romagna: il sangiovese. Vinificato in purezza, è proposto in ben quattro differenti declinazioni (Sangiovese base, Superiore, Riserva e Vendemmia tardiva) che portano tutte l’antico nome Castrum Castrocari. Uve provenienti da vigne distinte per ciascuna tipologia e botti di misure e passaggi differenti, usate con sapienza per periodi più o meno lunghi, generano vini piacevolmente diversi per ogni occasione di consumo e per molteplici abbinamenti. Tra i quattro campioni degustati, tutti del millesimo 2009, la Riserva si fa ricordare per la complessità dei profumi, la grande struttura, i tannini imponenti ma già ingentiliti, il gradevole finale amaricante: un vino che vale l’acquisto oggi, magari per attenderlo qualche tempo – non necessariamente per dimenticarlo “n” anni in cantina.

L’assaggio di Maxymo, dedicato al fratello di Elisa, si rivela sorprendente. Dall’autoctono più autoctono passiamo alla quintessenza dell’internazionale: 100% cabernet sauvignon, ancora 2009, tutto affinato in barriques di rovere francese al secondo e terzo passaggio. Un vino senza compromessi, con una robusta nota vegetale, notevole freschezza, buona struttura e tannini non invasivi.

Spettacolare la chiusura della degustazione con uno dei tanti passiti che una normativa ipocrita impone di chiamare “vino da uve stramature”: quello firmato Valpiani si chiama EL (come Elisa, ovviamente), è di un rosso impenetrabile e nel millesimo 2010 risulta composto per il 20% da cabernet sauvignon e per l’80% da malbo gentile, raro vitigno che in Emilia e in Romagna sta ritrovando smalto. Un calice inebriante (il 15% d’alcool si fa sentire…), da assaggiare con passione e lentezza, dolce-non-dolce, più da cioccolato che da torta – se proprio vogliamo abbinarci qualcosa.

 

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