Cosa bevono le donne italiane

Chi sono e cosa bevono oggi le donne in Italia? CDA, Consorzio Distributori Alimentari presenta i risultati della prima ricerca italiana dedicata al tema del “bere al femminile”. Nasce così “L’evoluzione del beverage. Una prospettiva al femminile”, il libro realizzato da CDA – il più importante gruppo indipendente di distributori di bevande che da solo rappresenta oltre il 15% del mercato italiano della distribuzione di liquidi alimentari – partendo dai risultati dell’indagine realizzata dalla società milanese Lorien Consulting.

LA RICERCA
Realizzata per CDA dalla Lorien Consulting di Milano nel corso dei primi mesi del 2010, su un campione di 800 donne, la ricerca fotografa in maniera quanto più possibile completa il mondo delle donne in Italia e il loro rapporto con il bere, cercando di andare al di là degli stereotipi e analizzandone gli aspetti principali e le abitudini diffuse. Oggi in Italia, le donne superano gli uomini di circa 1 milione e mezzo, con un’età media di circa 44 anni ed una speranza di vita di 84. Penalizzate a livello lavorativo sia per in termini di disoccupazione che di trattamento contrattuale, le donne italiane sono sempre più “mature”: se il 23% della popolazione femminili è tra i 15 e i 35 anni, infatti, oltre il 35% ha invece superato i 55 anni.
“Prima il dovere, poi il piacere” sembra essere il detto preferito delle italiane, con pulizie di casa (61,8%) e spesa (26,9%) ai primi posti tra le occupazioni svolte quotidianamente, mentre oltre il 60% cena fuori meno di una volta alla settimana, così come il 46% delle donne si dedica allo shopping (o anche solo ad osservare le vetrine) meno di una volta alla settimana.
Al primo posto tra le attività e gli interessi preferiti stare con la famiglia (oltre l’80%) e viaggiare (54,5%), se possibile sempre con la famiglia, mentre tra le meno gradite trionfano la politica, la lettura di quotidiani e la Tv.
Un posto speciale spetta invece al rapporto tra la donna e il bere. Le bevande, sempre meno bene complementare rispetto al cibo, sono oggi oggetto di attenta analisi da parte delle consumatrici, che analizzano le etichette, studiano provenienza, apporto calorico ed alcolicità. 
Oltre il 50% delle italiane rientra infatti nella categoria delle “salutiste moderate”, coloro cioè che riescono a conciliare l’attenzione a ciò che mangiano e bevono, pur senza stravolgere le proprie abitudini.
L’acqua, quella naturale in particolare, risulta la “bevanda donna” per eccellenza: l’80% associa infatti proprio l’acqua alla parola bere. Preferita dal 72% delle intervistate, è seguita nell’ordine delle preferenze femminili da caffè (28,6%), acqua gassata (20,3%), succhi di frutta (20%), the e tisane (11,4%).
Ma l’analisi non si ferma qui. Se è vero che per le donne il bere non è solo “semplice dissetarsi”, ma è momento di vita e di socializzazione, la ricerca di CDA suddivide la popolazione femminile in 4 differenti categorie, individuate combinando due fattori chiave come la socievolezza e l’attenzione alla salute (cluster analysis):

– le attive socialmente rappresentano circa il 21% del totale. Hanno in genere tra i 18 e i 32 anni, escono con gli amici, frequentano locali, fanno aperitivi e serate, bevono alcolico ma leggero e sono informate sulle ultime tendenze. Tra le bevande preferite, le bibite gassate e i cocktail alcolici, che consumano nei locali come pub e discoteche;

– le edoniste sfiorano il 20%. Tra i 41 e i 50 anni, separate o divorziate, con titolo di studio elevato e ottimo livello professionale, amano cenare fuori, associando il bere al cibo. Prediligono vino, liquori e birra di qualità e partecipano a manifestazioni enogastronomiche e corsi. Per loro i luoghi del bere sono soprattutto enoteche e ristoranti;

– le attente sono invece il 20,6% del totale. Hanno in genere tra i 33 e i 50 anni e sono particolarmente informate su ciò che bevono, scegliendo perlopiù bevande naturali e salutari. Amano l’acqua gassata e i succhi di frutta e per loro il bere si concentra tra le mura domestiche e più saltuariamente al ristornate;

– le salutiste rappresentano la quota più elevata, quasi il 40% del totale. Tra i 33 e i 50, sposate con figli, attente alla casa, non bevono affatto alcolici e scelgono per sé e per le proprie famiglie solo bevande naturali. Le loro bevande sono l’acqua naturale e le bevande calde, da consumare in casa, in ufficio, in palestra…
E in futuro invece cosa accadrà? La tendenza è quella a di un progressivo invecchiamento della popolazione, di un incremento degli stranieri e di una concentrazione dei giovani nelle città universitarie, fattori che porteranno quindi rispettivamente ad un maggiore salutismo o edonismo di qualità, all’introduzione di nuove abitudini e prodotti e alla nascita di nuovi luoghi chiave in fatti di mode e tendenze.
Il libro si conclude quindi con le storie di 8 donne, 8 volontarie appartenenti alle diverse categorie individuate, che hanno accettato di raccontarsi, descrivendo in particolare il proprio rapporto con il mondo del bere: Michela, Cecilia, Barbara, Debora, Susanna, Paola, Rossella e Sonia.
Ne emerge un quadro complesso, con importanti ed inaspettate curiosità. “Ciò che risulta particolarmente evidente – conclude Lucio Roncoroni – è la differenza tra l’universo dei consumi femminile e quello maschile, non tanto per ciò che si beve, ma per come si beve”. Nel caso delle donne in effetti sembrerebbe più opportuno parlare non tanto di consumi, quanto piuttosto di rituali di consumo al femminile: bere non significa solo dissetarsi, socializzare, trascorrere il tempo libero. L’atto del bere si carica invece di contenuti più profondi, bere è vivere emozioni, passioni, speranze e sogni, è l’affermazione del proprio essere donna. Fondamentale infine è l’aspetto della condivisione: bere fra donne infatti è molto meglio. Questo libro e l’indagine in esso contenuta, rappresentano per CDA non un punto d’arrivo, ma il punto di partenza per una serie di iniziative “al femminile”, che si snoderanno per tutto il 2011, dall’annuale convention del Consorzio alla realizzazione di incontri formativi più mirati, destinati a favorire un progressivo ampliamento del ruolo e della figura femminile all’interno del mercato del beverage. Da sempre particolarmente attento al ruolo delle risorse umane, all’importanza della formazione e della condivisione di momenti formativi in grado di fungere da collanti, il Consorzio ha dato vita sin dal 2005 al progetto “Professional Training Horeca”, un percorso formativo pensato per coinvolgere tutti i membri della filiera del beverage di cui anche quste iniziative faranno parte.

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