Comtes de Champagne per capire quale mai sarà il bello del pancione

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Una gestante, recitano i manuali, deve curare la sua alimentazione e mangiare cibi piu di qualità possibile… Ecco perché stasera sto sorseggiando una flûte di Comtes de Champagne 2002 di Taittinger. Niente male, direi. Del resto, ho bisogno di coccolarmi perché non riesco più a guardarmi allo specchio…

Credo sia stato il primo libro che ho comprato dopo aver scoperto di aspettare un bambino: si intitola Il bello del pancione ed è pubblicato in Italia da Piemme e scritto da un’americana, Kaz Cooke. Al di là che l’abbia trovato assolutamente banale (ma in internet c’è anche chi lo definisce “disgustoso, volgare, banale, da invasate, …”) e tutt’altro che divertente, ero stata ovviamente attirata dal titolo perché a due mesi di gestazioni volevo capire cosa mai ci potesse essere di così bello nel pancione, a parte il suo contenuto, ovvero un figlio. Il libro non me lo ha fatto capire, ma ora che sono approdata al settimo mese vi posso dire che – quantomeno per la mia personalissima esperienza – nel pancione c’è davvero poco di bello, se non il divertirsi a vedere il proprio addome che diventa tondo come un mappamondo. Per il resto, ovviamente, sarebbe ingannevole nei confronti delle future mamme dire che è bello sentirsi lievitare come una balenottera tanto da fare fatica ad allacciarsi le scarpe; guardarsi allo specchio e vedere, nonostante il costante esercizio fisico, quella maledetta ritenzione idrica che gonfia caviglie, glutei e cosce; aprire il guardaroba e non avere più niente da mettersi; andare a fare shopping e non trovare niente da comperare perché non vi piacete con niente; scoprire che le vostre scarpine di Gucci comperate a inizio stagione non vi vanno più bene perché i piedi si sono gonfiati di una taglia; avere sonno e non poter dormire perché devi assolutamente portare a termine un lavoro; sentirvi dire che quando dormite russate (e non lo avete mai fatto!) per via del progesterone e di non so cos’altro; avere nausee per mesi seguite dall’acidità (io fortunatamente non ne sono stata affetta, ma immagino cosa voglia dire…).
Personalmente, non trovo nemmeno poi tanto divertente dover ribaltare casa per fare spazio alla cameretta del pupo, passare i fine settimana a visionare lettini, fasciatoi, passeggini, carte da parati, tappeti, pupazzetti: potessi chiudere gli occhi e avere già tutto a posto, sistemato a casa, sarei più contenta.
Ho scoperto di non essere l’unica a vivere queste sensazioni, molte altre conoscenti di lavoro hanno vissuto così la loro gravidanza. Che non è vissuta male, badate bene: siamo tutte serene, felici, consapevoli di quello che stiamo facendo e per questo pazienti. I chili di troppo non sono un dramma, si perderanno. Le nausee passeranno. Smetteremo di russare e ci rimetteremo le scarpe da cenerentola. Ma, nonostante questo, non possiamo non ridere – o sorridere – quando ci dicono: «Hai un viso splendente… Eh sì, le donne incinta hanno sempre un’espressione bellissima e una pelle fantastica…». Ecco, il fatto è che io – e molte altre – ci sentivamo carine e solari anche da non incinta.
Poi, ci si mette la gente. Per la maggioranza della quale non ha più importanza quello che fai nella vita, adesso conta solo che stai aspettando un bambino. Le domande, quando incontri qualcuno, ruotano tutte attorno alla gravidanza (come stai, nausee, quando partorisci, sai già che sesso è, come lo chiamerete, ho visto la nonna, è al settimo cielo…). Poi ci sono quelli che, nonostante a sette mesi si veda che la pancia non è di quelle da mi-sono-strafogata-di-cotechini-a-Natale-chissenefrega, ma è evidentemente una pancia da gestante, dopo che ti hanno avvistata per strada, al ristorante, al cinema o a un evento, alzano la cornetta e chiamano i tuoi per dire che ti hanno vista lì o là, e accidenti, però, come ti hanno trovata ingrassata… Per forza, è incinta, risponderanno i parenti. Ma alle invidiose malelingue non importerà, continueranno a sparlare della tua “tondità” a più non posso.
Il peggio, però, è questo. Preparatevi se state pensando di avere un figlio. Incontrerete molte donne e altrettanti uomini che vi diranno «Eh, vedrai come ti cambia la vita… Mica potrai più fare quello che facevi prima». E ve lo diranno con un’espressione rassegnata e sofferente, ma anche un po’ sadica (secondo me perché non vedono l’ora di avere qualcun’altro nel club, con cui lagnarsi). E se voi siete donne libere e indipendenti, che amate la vostra vita e il vostro lavoro, ne soffrirete. Ma, no panic! Il segreto sta tutto nell’organizzarsi e nel farsi scivolare via con un sorriso quel perfido terrorismo psicologico che in molti si divertono a fare. Si può fare tutto, certamente in modo diverso da prima, ma basta volerlo. L’importante è che tutto vada per il meglio, che siate tranquille e che voi e il vostro bimbo stiate bene e in salute. Per il resto, la vostra vita ovviamente non sarà più come prima: sarà molto più ricca, incasinata e divertente.

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Commenti

    • Serena Cirillo
    • 6 Marzo 2013

    Condivido appieno l’atteggiamento dell’autrice sul modo di affrontare la gravidanza. Anch’io quando ero incinta ho dovuto affrontare il ben descritto terrorismo psicologico da parte della gente, anch’io ero molto infelice per la forma fisica (per fortuna ho preso solo 12 chili persi subito), anch’io mi sono concessa i miei vini preferiti, con moderazione, ma senza sacrifici.
    Sono tornata a lavoro, a tempo ridotto, quando la mia mia bambina aveva 2 mesi e ho smesso di allattarla quando ne aveva 4.
    Mi sono impegnata a farla crescere molto indipendente, ho cominciato a viaggiare da sola con lei quando aveva 6 mesi, e non ho rinunciato a nulla.
    Vorrei dire a tutte le donne che aspettano o pensano di avere un figlio d non preoccuparsi: basta un pò di organizzazione e tutto andrà bene. E soprattutto, non saranno costrette a rinunciare alla propria individualità, alla professionalità e femminilità. Siamo state fortunate a vivere in un’epoca in cui(diversamente dalle nostre mamme e ancor più dalle nostre nonne)c’è spazio per le donne in ogni settore; quindi, ancora una volta, rimbocchiamoci le maniche e dimostriamo il nostro valore!
    Dimenticavo: mi sono separata quando mia figlia aveva un anno e mezzo e da allora la bambina non è mai stata un handicap, anzi, un valore aggiunto! Ora Beatrice ha 10 anni, è una delle mie compagne di avventura e…..già ama il prosecco! ( Gliene consento un sorso solo in occasioni speciali)

  1. Ciao Serena, bello avere la tua conferma. Un abbraccio!

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