Cavis Spa e Pedron naufragano. Maso Franch alla Provincia di Trento

La Provincia di Trento compra Maso Franch per circa 7 milioni di euro, ma con la garanzia che La Vis paghi l’affitto. Ma molti soci di La Vis non ci stanno e oggi fanno un insediamento davanti ai palazzi provinciali: «Vogliamo andare con Mezzacorona». Il numero uno di Ravina Adriano Orsi, invece, ieri aveva un importante annuncio da fare: Cavit non diventerà un Spa, come suggerito dal Piano Pedron (che, come dicevo ieri, è ormai naufragato visto che nessuno dei suoi suggerimenti è stato attuato, per ora).

SOCI IN FERMENTO: VOGLIAMO ANDARE CON MEZZACORONA

Non ci stanno i quattrocento soci della “Nuova La Vis”: «Maso Franch venduto alla Provincia ma solo se La Vis garantisce l’affitto? Non solo se lo vogliamo indietro ci tocca ripagarlo, ma intanto dobbiamo anche pagare un canone d’affitto. Assurdo», afferma Dario Rizzoli, uno dei personaggi di spicco del gruppo critico di soci della cantina. Talmente critico e arrabbiato per questo nuovo colpo di scena, con «una Provincia che decide senza interpellarci», che oggi alle 9.30 una “squadra” di associati della Nuova La Vis farà un insediamento davanti alla giunta provinciale per chiedere che «la cantina torni a noi, in modo da poter accettare la proposta di Mezzacorona». Bocciati anche i finanziamenti agevolati al 2,5% ai soci La Vis proposti dalle Casse rurali trentine e, come detto, la vendita alla Provincia di Maso Franch che, rumors confermati anche da Dario Rizzoli, sarebbe potuto diventare la moneta di sassi e mattoni con cui pagare la milionaria liquidazione del direttore di La Vis Fausto Peratoner. Ma se questa notizia è solo un gossip enologico non confermato, quello che è certo è che i soci lavisiani di Salorno sono in cerca di una nuova cantina a cui conferire, scartata l’ipotesi di Cortaccia, che pare non navighi in buonissime acque. E non sarebbero solo i conferitori altoatesini a guardarsi intorno. Una trentina di contadini lavisiani avrebbero bussato qualche settimana fa alle porte di alcune cantine private, tra cui Ferrari, chiedendo di poter diventare loro fornitori.

SPA NAUFRAGATA

«Già da tempo ci eravamo posti riflessioni sulla struttura organizzativa e societaria, mezzo e non il fine per poter muoversi meglio sui mercati. Il Piano Pedron ci ha quindi stimolato ad approfondire celermente l’ipotesi di trasformazione in spa», spiega il direttore Enrico Zanoni. Con l’aiuto di un consulente specializzato in diritto e dinamiche societarie, il consiglio di amministrazione del colosso di Ravina ha posto al vaglio tutti i pro e i contro. «Sul fronte dei vantaggi – approfondisce Zanoni – c’era sicuramente la creazione di cassa per i soci e l’ingresso di nuovi azionisti industriali, mentre tra gli oneri rappresentavano maggiori costi per il personale e un maggiore carico fiscale». A questo si aggiungevano i rischi connessi alla nuova forma societaria, con «un assetto della governance basata non più su “una testa un voto”, ma con influenza assembleare legata alla percentuale della quota di partecipazione». Per questo il consiglio di amministrazione di Cavit ha approvato all’unanimità di non procedere alla trasformazione in spa. «In futuro – ha aggiunto Orsi – ci muoveremo sempre più nel rafforzamento dello spirito di gruppo e per una maggiore integrazione della filiera per l’imbottigliamento, la logistica e l’informatica».

A TUTTE BOLLICINE

Niente spa per Cavit, ma nuovi prodotti. Debutterà tra poco la nuova versione dello spumante Mueller Thurgau da 200 ml, «formato più giovane  e divertente», e l’Altemasi Brut, affinato sui lieviti per 15 mesi, un TrentoDoc base per sfondare nella grande distribuzione, dove sarà venduto al consumatore finale a partire da dicembre a un prezzo tra i 10 ed i 12 euro. A gennaio, invece, debutterà l’Altemasi Rosè. Per ambedue le nuove etichette, top secret le quantità. «Quello che posso dire – sottolinea il direttore – è che nel periodo gennaio-agosto 2010 la linea Alterasi nel suo complesso ha segnato un +40% rispetto allo stesso periodo del 2009. L’obiettivo, quindi, di raddoppiare le attuali 350mila bottiglie di Alterasi si sta concretizzando. Ma attenzione: non abbiamo la paranoia dei volumi, non vogliamo fare promozioni folli, piuttosto crediamo in una crescita sostenibilie». Gatte da pelare, invece, in Usa, dove sul Pinot Grigio la competizione feroce è data dalla produzione californiana: «Siamo sempre il primo importatore straniero, ma inizieremo una campagna tv, radio e stampa per rafforzare il nostro marchio e cercare di combattere la concorrenza interna». Sul mercato del vino in generale, mentre Orsi annuncia il solito rapporto di collaborazione da instaurare necessariamente con Mezzacorona, Zanoni chiosa: «Le vendite sembrano in ripresa, le remunerazioni invece non penso proprio che saliranno più». Ma il prezzo medio del liquidato, quest’anno, Cavit lo vuole tenere top secret.

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