Birra made in Italy. Ecco come è andato il 2012

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Anche nel 2012 il settore birrario italiano ha proseguito, pur rallentando, il trend di crescita iniziato nel 2010. Gli impianti (16 stabilimenti industriali e circa 500 microbirrifici) ubicati sul territorio nazionale hanno prodotto 13.482.000 ettolitri di birra, pari a +0,5% rispetto al 2011 (13.410.000 ettolitri). Di questi, 1.990.000 (il 14,8% del totale) sono stati esportati, mentre il resto ha soddisfatto il 65,1% della domanda interna di birra, attestatasi a 17.636.000 di ettolitri (-0,5% rispetto al 2011. In valori assoluti, la produzione 2012 è il secondo miglior risultato di sempre, dopo i 13.673 milioni di ettolitri del 2003, e segna il ritorno ai valori pre-crisi del 2009. Altro dato da sottolineare, il 65,1% di quota di mercato domestico coperto dal settore birrario nazionale indica un rafforzamento del trend di crescita cominciato nel 2010 (63,5%) e proseguito nel 2011 (63,9%). Buoni anche i risultati della produzione di malto, risalita a 649.140 quintali (+3,1% rispetto ai 629.681 del 2011), come sempre interamente assorbiti dall’industria birraria italiana.

EXPORT POCO AL DI SOTTO DEL RECORD 2011

I 1.990.000 ettolitri esportati nel 2012 costituiscono il secondo miglior risultato di sempre, dopo i 2.086.000 ettolitri del 2011 (-4,6%), e sono un valore tuttora doppio di quello registrato nel 2007 (1.068.000 ettolitri). Segno che la birra prodotta in Italia si pone ormai sul mercato mondiale come un valido rappresentante del grande, e unanimemente apprezzato, “Made in Italy” agroalimentare. In termini di destinazioni, rispetto al 2011 è diminuita la quota assorbita dal mercato UE (dal 74% al 66%), nel quale la Gran Bretagna continua a fare la parte del leone con oltre 1 milione di ettolitri; fra i Paesi extra-europei, da segnalare le performance di Stati Uniti (oltre 217.000 ettolitri, +16% sul 2011), Australia (più di 20.000 ettolitri, +53,8%) e Sudafrica (quasi 205.000 ettolitri, +66%): tutti Paesi anglofoni dalla grande tradizione birraria.

DIMINUISCE L’IMPORT, DOPO TRE ANNI

Nel 2012 sono stati importati 6.144.000 ettolitri di birra, -3,9% rispetto al valore record del 2011 (6.391.000) e -2,5% rispetto ai 6.304.000 dei 2010. Il principale Paese esportatore di birra in Italia si conferma la Germania, con quasi 3.200.000 ettolitri pari al 52% del totale, seguita da Paesi Bassi (9,7%), Belgio/Lussemburgo (7,4%), Danimarca (5,3%), Slovenia (4%) e Gran Bretagna (3,4%). Complessivamente l’Italia continua ad importare dagli altri Paesi UE la quasi totalità (96%) del fabbisogno di birra non coperto dalla produzione nazionale, pari al 34,9% del mercato domestico.

MIGLIORA LEGGERMENTE IL SALDO COMMERCIALE

La somma degli andamenti dell’export e dell’import ha fatto sì che nell’ultimo anno si sia attenuato (-3,5%) il tradizionale saldo commerciale negativo del mercato birrario italiano, sceso dai -4.305.000 ettolitri del 2011 ai -4.154.000 ettolitri del 2012. Una ulteriore accelerazione del trend registrato nel 2011, anno in cui l’import era diminuito del -1,9% rispetto all’anno precedente

E, SOPRATTUTTO, CRESCE L’OCCUPAZIONE

Come si vede, i valori economici registrati dal settore birrario nazionale risultano sostanzialmente stabili rispetto al 2011. Ma c’è una rilevante, positiva, eccezione: l’occupazione diretta è cresciuta da 4.520 a 4.700 addetti, pari al +4%, e anche quella indiretta, attestatasi a 18.000 unità, ha segnato un +1,1%, ciò grazie soprattutto alle ottime performance de microbirrifici artigianali.

L’ITALIA SI CONFERMA DECIMO PRODUTTORE EUROPEO

Anche nel 2012, così com’era accaduto nel 2011, il settore birrario europeo ha mostrato un andamento più “lento” di quello italiano: la produzione di 29 Paesi (i 27 della UE 2012 più Svizzera e Norvegia) ha raggiunto 389.470.000 di ettolitri, -0,4% sul 2011, un valore lontano dal record storico segnato nel 2007, quando erano stati toccati i 415.438.000 di ettolitri. Come dire che continuano a mancare all’appello più di 25 milioni di ettolitri (il doppio della produzione annua italiana). Nella graduatoria dei Paesi produttori l’Italia rafforza la propria decima posizione, con il 3,5% del totale rispetto al 3,4% del 2011. Saldamente in testa alla classifica rimane la Germania, che da sola totalizza quasi il 25% del totale, seguita da Gran Bretagna (10,8%), Polonia (10%), Spagna (8,5%), Paesi Bassi (6,2%), Belgio (4,8%), Repubblica Ceca (4,7%), Francia (4,4%) e Romania (4,3%). Rimangono dietro l’Italia Paesi di consolidata tradizione birraria come Austria, Danimarca e Irlanda. Se sul fronte della produzione il settore birrario italiano ha registrato un piccolo aumento, lo stesso non può dirsi dei consumi che, dopo tre anni di crescita moderata ma continua, nel 2012 hanno segnato un lieve arretramento attestandosi a 17.636.000 milioni di ettolitri (-0,4% rispetto al 2011). Ciò ha fatto scendere, di poco, anche il consumo pro capite: dai 29,8 litri del 2011 (dato riclassificato a seguito del censimento ISTAT del 2011) ai 29,5 litri del 2012.

RIMANIAMO I CONSUMATORI PIÙ “PARCHI” D’EUROPA

Allungando lo sguardo sull’andamento dell’ultimo decennio, in termini quantitativi la stabilità dei consumi è il tratto sicuramente predominante. Infatti tra il 2003 e il 2012, con l’eccezione del 2007 – anno in cui, unico nella storia, hanno superato la soglia dei 31 litri pro capite – e del 2009 – quando, subito dopo lo scoppio della crisi economica, sono scesi a 28 litri – i consumi si sono sempre attestati fra i 29 e i 30 litri. Il quadro cambia però parzialmente se si confronta l’Italia con gli altri Paesi europei. Nel 2012 il consumo medio pro capite di birra UE (più Svizzera e Norvegia) è sceso a 71,5 litri (-4,2%), con decrementi più o meno accentuati in tutti i Paesi maggiori consumatori (Repubblica Ceca 144, Austria 107,8, Germania 105, Irlanda 85,6, Lussemburgo 85, Belgio 74, Gran Bretagna 68,5). Ciò ha fatto sì che il nostro Paese, pur mantenendo l’ultimo posto nella classifica dei consumi, abbia per il quarto anno consecutivo ridotto – anche se di poco – il proprio gap rispetto alla media UE: in valori percentuali, nel 2012 il consumo italiano è stato pari al 41,2%, contro il 37,4% del 2009. Anche se – va sempre ricordato – esso rimane dalle 3 alle 5 volte inferiore a quello dei Paesi in testa alla graduatoria, e al di sotto di Paesi a noi vicini, per storia e geografia, quali Spagna, Portogallo, Grecia e Francia.

LA CRISI SI FA SENTIRE NELLA TIPOLOGIA DI CONSUMO

Tornando alla domanda interna, e passando dall’analisi quantitativa a una di tipo qualitativo, si può dire che la recrudescenza della crisi economica nel 2012 abbia comportato alcune conseguenze, in parte in linea con fenomeni già segnalati negli anni precedenti e in parte nuovi.

Relativamente ai canali distributivi, è proseguito anche nel 2012 lo spostamento dei consumi di birra dal cosiddetto Fuori Casa (On Trade) all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale (Off Trade): rispetto al 2011, il primo è sceso dal 41,8% al 41%, mentre il secondo è corrispondentemente salito dal 58,2% al 59%. Si noti che il fenomeno dura ormai da un lustro: nel 2007 l’On Trade copriva il 45,5% del totale e l’Off Trade il 54,5%; da allora il primo è sceso e il secondo salito in maniera costante. La spiegazione è che – a causa della diminuzione del potere d’acquisto degli italiani – si riduce percentualmente il consumo fuori casa (bar, ristoranti, pub, ecc.) mentre aumenta il numero di coloro che acquistano birra per poi berla fra le pareti domestiche.

Altro fenomeno da segnalare, l’inversione di tendenza nei consumi dei segmenti top che – ricordiamo – sono quelli con marginalità più alte per il settore. Mentre, infatti, le Specialità sono ulteriormente aumentate dal 12,76% del 2011 al 13,40% del 2012, le Premium hanno perso più di due punti (dal 32,65% al 30,34%); e anche le Main Stream hanno segnato un lieve calo, pur continuando a rappresentare quasi metà dell’intero mercato (dal 47,49 al 46,96%). Tutto ciò a

vantaggio delle Economy (dal 2,12 al 2,23%) e, soprattutto, delle Private Label che hanno aumentato di quasi il 50% la propria quota: dal 4,30% al 6,42%.

 

INFOFLASH/ASSOBIRRA

L’ Associazione degli Industriali della Birra e del Malto nasce nel 1907 e riunisce le maggiori aziende che producono e commercializzano birra in Italia che complessivamente coprono più del 98% della produzione di birra nazionale e rappresentano oltre il 75% della birra consumata in Italia, dando lavoro direttamente e con il suo indotto a 144.000 persone.

ASSOBIRRA svolge per il settore birrario funzioni istituzionali, promozionali, e di sviluppo tecnologico. I compiti istituzionali dell’Associazione sono principalmente legati alla rappresentanza, sia in Italia che all’Estero, delle aziende associate per quanto concerne aspetti legislativi, giuridici e sindacali. In tutte queste aree ASSOBIRRA svolge un importante ruolo di controllo ed informazione con l’obiettivo di tutelare gli interessi degli associati e di fornire loro pareri, direttive di massima ed assistenza.

L’Associazione degli Industriali della Birra e del Malto è inoltre l’organismo incaricato di monitorare il consumo della birra in Italia. Per questo promuove ogni anno una ricerca quali-quantitativa sulle abitudini di consumo degli Italiani, oltre a studi e ricerche sulle qualità della birra e sulla tecnologia di produzione. ASSOBIRRA, inoltre, per far meglio conoscere ed apprezzare questa bevanda, ha da lungo tempo promosso il prodotto con campagne di pubblicità collettiva finalizzate all’educazione al consumo responsabile e allo sviluppo della cultura del prodotto.

ASSOBIRRA tutela gli interessi del settore e del prodotto nella consapevolezza delle criticità connesse ad un consumo non responsabile della birra in quanto bevanda alcolica.

ASSOBIRRA aderisce, oltre che a Confindustria , anche a Federalimentare . Fa parte di BoE (The Brewers of Europe), di Euromalt (Comité de Travail des Malteries) e di EBC (European Brewery Convention).

Presidente: Dr. Alberto Frausin (Carlsberg Italia SpA)

Vice Presidenti: Dr. Tommaso Norsa (Birra Peroni S.r.l.) , Ing. Piero Perron (Heineken Italia Spa)

Delegato della Presidenza per le tematiche internazionali: Dr. Franco Thedy (Birra Menabrea Spa)

Direttore: Dr. Filippo Terzaghi

Vice Direttore: Dr. Andrea Bagnolini

 

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