Cantina di Ala: 82 euro al quintale

La crisi del vino non sembra toccare i vitigni di Ala. La cantina sociale, che dal 1995 ha stretto un forte patto sociale con il gruppo Mezzacorona, può godersi i frutti di quell’accordo che poggia sulla consolidata struttura commerciale del gruppo rotaliano.

Il risultato è quello di una più che soddisfacente remunerazione ai soci, ai quali la cantina liquida 82 euro a quintale di uva, pari mediamente a 13.500 euro ad ettaro (l’anno prima erano 13.300). Il fatturato vola a 9 milioni di euro, l’utile di 240.000 euro va a rimpinguare il patrimonio netto che ora ammonta a 2.850.000 euro. Il direttore Franco Franchini archivia così uno dei migliori bilanci della cantina. “Lo dobbiamo – commenta il presidente Vito Armani – ad una scelta strategica lungimirante da parte di quegli amministratori che negli anni 90 hanno intrapreso una strada comune con il gruppo Mezzacorona. L’accordo consente alla cantina di mantenere la propria identità senza rinunciare alla partecipazione nelle scelte strategiche complessive”.

Le uve a bacca bianca rappresentano l’85% della produzione, e tra queste la fa da padrone il pinot grigio, che vale il 63% dell’intero raccolto. Vitigno che dagli anni 90 aveva soppiantato la produzione di lambrusco allora imperante. Tra le bacche rosse la metà della produzione è Marzemino. La vendemmia 2009 (con bilancio chiuso al 31 agosto) ha portato ad incantinare 79.000 quintali di uva, il massimo storico, con una aumento del 12% rispetto al 2008.

Gli investimenti sul restyling della cantina si sono conclusi nel 2007, al riparo quindi dalle tempeste  finanziarie che sarebbero arrivate in seguito. Ora la cantina è dotata di moderni impianti di ricevimento e vinificazione, con costi di lavorazione attorno a 13 euro a quintale di uva, tra i più bassi della provincia.

L’assemblea ha approvato all’unanimità il bilancio e riconfermato per acclamazione i consiglieri in scadenza: Alessandro Simonini, Luca Campostrini e Vito Martinelli. Il presidente Vito Armani e il direttore Franco Franchini, a conclusione dell’assemblea, si sono dimostrati “cautamente ottimisti” anche per il futuro, auspicando però “che si facciano al più presto quelle scelte decisive dettate da una ricetta molto semplice: la corresponsabilità e la maggiore e diretta partecipazione del mondo della produzione alle vicende e alle linee guida commerciali intraprese dai due colossi provinciali possibilmente in sintonia tra di loro”.

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